Trovata prova consistente di vita sul pianeta alieno K2-18b

Impressione artistica dell'esopianeta K2-18 b

Il pianeta K2-18b, che orbita attorno a una stella a 120 anni luce di distanza potrebbe avere un ecosistema marino e dunque essere ricco di forme di vita. È stata rilevata infatti la molecola dimetilsolfuro, in grande quantità, una molecola che sulla terra è presente soltanto dove ci sono organismi viventi.

Questo sembra essere l’indizio scientifico più forte finora trovato dell’esistenza di vita extraterrestre su un altro pianeta. Se ciò fosse confermato, sarebbe una scoperta dalle implicazioni sostanziali.

Le osservazioni sono state condotte col telescopio spaziale James Webb (JWST). L’astronomo Nikku Madhusudhan, professore all’Università di Cambridge, è l’autore principale dello studio.

Indice

Un esopianeta nella zona abitabile

L’esopianeta K2-18b, situato a 124 anni luce dalla Terra, mostra segni che potrebbero indicare la presenza di vita. 

Secondo la notizia pubblicata il 17 aprile 2025 su vari importanti giornali, tra cui il New York Times, e The Independent, un nuovo studio pubblicato appena il giorno prima sulla rivista scientifica Astrophysical Journal Letters, parlava di indizi promettenti nell’atmosfera di questo pianeta, considerato uno dei candidati più interessanti per ospitare forme di vita. 

Ma cosa rende K2-18b così speciale, e quali sono le implicazioni di questa scoperta? 

K2-18b è un esopianeta di tipo “super-Terra” o “mini-Nettuno”, con una massa circa 8,6 volte quella terrestre e un raggio 2,6 volte maggiore. Orbita attorno a una nana rossa, la stella K2-18, nella costellazione del Leone. 

La sua orbita di 33 giorni lo colloca nella cosiddetta zona abitabile, la regione attorno a una stella dove le condizioni potrebbero consentire la presenza di acqua liquida, un elemento chiave per la vita come la conosciamo. Questa posizione privilegiata ha attirato l’attenzione degli scienziati sin dalla sua scoperta nel 2015 tramite il telescopio spaziale Kepler.

Segni di vita nell’atmosfera

Successivamente, il potente telescopio spaziale James Webb (JWST) ha permesso di analizzare l’atmosfera di K2-18b con una precisione senza precedenti. Già nel 2019 i ricercatori avevano confermato la presenza di vapore acqueo, un risultato rivoluzionario per un esopianeta nella zona abitabile. 

Poi, più recentemente nel 2023, il JWST ha rilevato metano e anidride carbonica, insieme a una abbondante traccia di dimetilsolfuro (DMS), un gas che sulla Terra è prodotto esclusivamente da organismi viventi, come il fitoplancton. 

Questa è la prova più forte che ci può essere vita là fuori. Posso realisticamente dire che possiamo confermare questo segnale entro uno o due anni”, ha detto alla BBC l’astronomo Nikku Madhusudhan, professore all’Università di Cambridge e autore principale del nuovo studio.

La quantità di queste molecole trovate nell’atmosfera di K2-18b è migliaia di volte superiore a quella che c’è sulla Terra, ha dichiarato lo scienziato.

La rilevazione di questa molecola suggerisce la possibile presenza di vita quantomeno microbica su K2-18b.

Il Dimetil solfuro, caratteristiche chimiche

Su Wikipedia si legge che:

“Il dimetil solfuro, detto anche solfuro di dimetile o metiltiometano o DMS, è un tioetere con formula molecolare (CH3)2S.”

“La sua produzione è imputabile principalmente alla degradazione del Dimetilsolfoniopropionato (DMSP), un metabolita di alcune alghe marine. Si ritiene infatti che contribuisca a determinare l’odore di salsedine tipico delle distese marine.”

“Il DMS viene anche prodotto dalla trasformazione, a opera di alcuni batteri, del dimetilsolfossido (DMSO). Sul nostro pianeta Terra, questa molecola è prodotta solo dalla vita.” Fonte: Wikipedia.

Molecola di Dimetil solfuro, rappresentazione della formula di struttura. Da Wikipedia

Un oceano globale o un mini-Nettuno?

Gli scienziati stanno ancora dibattendo la vera natura di K2-18b. Una delle ipotesi suggerisce che il pianeta possa essere una “Hycean” (da hydrogen e ocean), ovvero un mondo con un oceano globale coperto da un’atmosfera ricca di idrogeno. 

Impressione artistica dell'esopianeta K2-18 b
Rappresentazione artistica del pianeta K2-18b e della sua stella. Rielaborazione dell’illustrazione di pubblico dominio.

Questa configurazione potrebbe rendere K2-18b potenzialmente abitabile. Tuttavia, un’interpretazione alternativa lo classifica come un mini-Nettuno gassoso, con un’atmosfera densa e condizioni meno favorevoli alla vita. 

Ulteriori osservazioni saranno necessarie per chiarire se K2-18b sia davvero un candidato abitabile o un pianeta gassoso senza superficie solida.

Conclusioni

La scoperta rappresenta un passo importante nella ricerca di vita oltre il nostro sistema solare. K2-18b diventa così uno dei candidati più promettenti per ospitare forme di vita, accanto ad altri corpi celesti più vicini e di interesse, come Marte o le lune ghiacciate di Giove e Saturno.

Il team di ricerca, guidato dal professor Nikku Madhusudhan dell’Università di Cambridge, prevede ulteriori studi su K2-18b per approfondire la comprensione della sua atmosfera e della possibile presenza di vita.

Gli scienziati sottolineano infatti anche la necessaria cautela: è fondamentale escludere che tali composti possano derivare da processi non biologici. Il JWST continuerà a osservare questo esopianeta nei prossimi tempi, e i dati raccolti potrebbero fornire risposte più chiare. 

Per ulteriori dettagli, è possibile consultare gli articoli usati come fonti su The Independent e sul NewYork Times:

https://www.independent.co.uk/space/k218b-planet-earth-alien-life-b2734790.html

https://www.nytimes.com/2025/04/16/science/astronomy-exoplanets-habitable-k218b.html

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