Due studi guidati da un ricercatore dell’Università di Parma rivelano interessanti possibilità, mediante l’utilizzo dei GPS e lo studio dei movimenti delle faglie tettoniche
La scienza ufficiale dice che no, non si possono prevedere i terremoti. Ma il progresso scientifico si realizza proprio mettendo in discussione le idee ormai cristallizzate, e portando prove o almeno nuove teorie supportate da dati concreti.
Ecco perché è interessante la proposta di un gruppo di ricerca capitanato dal professore dell’Università di Parma Giampiero Iaffaldano, docente dell’Unità di Scienze della Terra al Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale della città emiliana.
Gli studi del docente e del suo gruppo di ricerca si sono concretizzati in due articoli pubblicati recentemente su riviste scientifiche del settore, uno sul “Journal of Geophysical Research: Solid Earth” e un altro su “Scientific Reports”.
I loro straordinari risultati dimostrano che i segnali legati ai terremoti possono essere rilevati tramite GPS, lo stesso sistema impiegato nelle mappe e nei navigatori degli smartphone, con largo anticipo e a grande distanza. Questo apre la possibilità di utilizzare tali segnali per ridurre il rischio sismico.
Il blog Ufoitalia.it si occupa di tematiche ufologiche e astronomiche, e questa novità ci è sembrata molto interessante tanto da meritare un articolo. In fondo, l’astronomia è anche scienza che si occupa del nostro pianeta, il più bel corpo celeste che conosciamo!
Vediamo alcune informazioni che siamo riusciti a raccogliere in rete su questa notevole scoperta.
Le avvisaglie dei terremoti
In breve, come hanno fatto i ricercatori ha scoprire le avvisaglie dei terremoti? Hanno analizzato i dati di due forti terremoti degli ultimi decenni, quello dell’Aquila del 2009 (magnitudo 6.3) e quello del Sichuan del 2008 (magnitudo 7.9), e hanno studiato i movimenti delle placche tettoniche rilevati dai satelliti tramite il sistema di localizzazione GPS.
Che cosa hanno notato? Che si verifica un rallentamento del movimento di quelle placche che precede i terremoti, un rallentamento di circa il 20% rispetto alla velocità normale. E questo fenomeno si verificherebbe non giorni o mesi, bensì anche anni prima del sisma. Un dato questo che apre a notevoli prospettive per quanto riguarda l’ipotesi di prevedere i terremoti.
Ci sono molti aspetti interessanti di queso studio scientifico. Primo fra tutti la semplicità e l’economicità. In fondo, i ricercatori non hanno impiegato tecnologie costose o particolarmente innovative, ma hanno svolto un buon lavoro di ingegno e di analisi dei dati, dunque hanno guardato il problema da una prospettiva nuova.
È interessante poi perché apre a una possibilità di previsione dei terremoti, che certamente sarà da verificare sperimentalmente e da provare sul campo, ma è comunque una prospettiva che dà qualche speranza.
Come “funzionano” i terremoti e le scoperte dei ricercatori
Il ciclo dei terremoti è ampiamente studiato dai geologi. Sappiamo che la superficie terrestre è suddivisa in placche tettoniche che si spostano in direzioni diverse a velocità che variano da pochi millimetri a centimetri all’anno. Quando queste placche si muovono e interagiscono tra loro, accumulano lentamente energia, che viene poi rilasciata bruscamente durante i terremoti.
La costanza di questi movimenti delle placche durante i cicli sismici è stata a lungo un principio fondamentale nei modelli di genesi dei terremoti.
Tuttavia, il professor Iaffaldano e i suoi colleghi hanno osservato che questa costanza prevista dal modello del ciclo sismico non è proprio costante, e si possono osservare dei rallentamenti, prima e dopo il verificarsi dei terremoti. Questi rallentamenti sono misurabili attraverso le rilevazioni dei movimenti delle placche fornite dai sistemi di navigazione satellitare.
Nel primo studio i ricercatori hanno dimostrato che la microplacca Adria, quella responsabile del terremoto dell’Aquila del 2009, ha rallentato del 20% prima del terremoto.
Nel secondo studio hanno preso in esame la microplacca della Cina del Sud, ed anche quella rilevazione smentisce il modello tradizionale del ciclo sismico.
Come si legge nell’abstract del loro secondo articolo (traduzione nostra): «Utilizziamo serie temporali di posizionamento ad alta precisione del sistema di navigazione satellitare globale (GNSS) relative ai periodi 2001-2004 e 2014-2017 per dimostrare che, contrariamente a quanto affermato sopra, il movimento della microplacca del Sud della Cina è cambiato dopo il terremoto di magnitudo 7.9 di Wenchuan del 2008. I dati GNSS e le incertezze associate indicano un rallentamento del movimento della placca fino al 20%, un valore che supera l’influenza del rumore nei dati e che ha quindi un significato tettonico.»
La prevenzione e i possibili sviluppi scientifici
La posizione della scienza ufficiale riguardo ai terremoti è che non si possono prevedere. L’unica cosa che si può fare è la prevenzione, e una stima statistica delle zone più a rischio. La pratica della prevenzione e della consapevolezza è senza dubbio la cosa più importante da coltivare e da diffondere.
Sappiamo quanto il territorio italiano sia a rischio sismico diffuso, sia per la natura geologica attiva del nostro territorio, sia per le caratteristiche precarie della maggior parte degli edifici.
Sul sito del Dipartimento della Protezione Civile questo monito è giustamente espresso e ribadito (https://rischi.protezionecivile.gov.it/it/sismico/attivita/). Come riporta lo stesso sito, tuttavia, la scienza è comunque attiva nella ricerca di possibili precursori sismici, ossia informazioni che potranno consentirci qualche possibilità di previsione: «Negli ultimi anni la scienza ha fatto notevoli progressi nello studio dei precursori sismici, ovvero di quei parametri chimici e fisici del suolo e del sottosuolo che subiscono variazioni osservabili prima del verificarsi di un terremoto. In futuro lo studio sistematico di questi precursori potrebbe consentire di fissare l’istante iniziale del terremoto, anche se si dovranno evitare falsi allarmi, che potrebbero risultare ancora più dannosi.»
L’auspicio è che ricerche come quelle portate avanti dal professor Iaffaldano e colleghi possano fornire utili indicazione per la previsione dei terremoti. La loro rilevazione della modifica di velocità dei movimenti delle placche, influenzata dai terremoti, costituisce uno dei più innovativi progetti in quel campo.
Gli studi scientifici – bibliografia
Per ricercatori, scienziati e appassionati che volessero approfondire, ecco i titoli completi e i riferimenti dei due articoli scientifici pubblicati:
- Variations of Whole–Adria Microplate Motion During the Interseismic Phase Preceding the MW 6.3, 6 April 2009 L’Aquila (Italy) Earthquake (uscito a giugno 2024 sul “Journal of Geophysical Research: Solid Earth”)
- Impact of the 2008 MW 7.9 Great Wenchuan earthquake on South China microplate motion (uscito a luglio 2024 su “Scientific Reports”).
Scopri in tempo reale dove e quando avvengono i terremoti
Lo sapevi che sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) c’è una pagina aggiornata in tempo reale con i dati di tutti i terremoti che avvengono nel mondo?
I terremoti sono elencati con informazioni dettagliate come l’orario in cui si sono verificati, la magnitudo, il luogo e altre informazioni geografiche e di localizzazione. Puoi trovarla qui: http://terremoti.ingv.it/.
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