Marzo è sempre un mese interessante per gli amanti del cielo. L’evento più importante del calendario astronomico è naturalmente l’equinozio di primavera del 20 marzo.
In questo marzo 2025 poi ci saranno alcuni eventi astronomici che cattureranno l’attenzione, anche se noi alle latitudini italiane potremo apprezzarli solo in parte: ci sarà infatti un’eclissi lunare il 14 marzo, visibile solo parzialmente, e il 29 marzo sarà la volta di un’eclissi solare, anch’essa parziale alle latitudini italiane.
Nell’immagine sopra: “Il pianeta Terra è appeso sullo sfondo di questo selfie dell’era spaziale. L’istantanea è stata catturata dal lander IM-2 Nova-C Athena, subito dopo la separazione dello stadio dopo il suo lancio sulla Luna il 26 febbraio. Un alto lander robotico, Athena dovrebbe atterrare giovedì 6 marzo a Mons Mouton, un altopiano vicino al Polo Sud della Luna. Il sito di atterraggio previsto si trova nella parte centrale di una delle potenziali regioni di atterraggio di Artemis 3. Athena trasporta rover ed esperimenti come parte del programma Commercial Lunar Payload Services della NASA, tra cui un trapano destinato a esplorare sotto la superficie lunare alla ricerca di prove di acqua congelata. Trasporta anche un drone propulsivo soprannominato Micro Nova Hopper. Dopo il rilascio sulla superficie lunare, il drone autonomo ha lo scopo di saltare in un cratere vicino e inviare i dati scientifici al lander.” Fonte: NASA / APOD:https://apod.nasa.gov/apod/ap250228.html
Riportiamo ora le informazioni sul Cielo del mese, prese dalla pagina UAI: Commissione Divulgazione UAI – Unione Astrofili Italiani http://divulgazione.uai.it
Sole
Si trova nella costellazione dell’Acquario fino al 12 marzo, quando passa nella costellazione dei Pesci.
1 marzo: il sole sorge alle 6.47; tramonta alle 18.02
15 marzo: il sole sorge alle 6.24; tramonta alle 18.19
31 marzo: il sole sorge alle 6.56; tramonta alle 19.37 (ora legale)
La durata del giorno aumenta di 1 ora e 26 minuti dall’inizio del mese.
(Gli orari indicati sono validi per una località alla latitudine media italiana).
Fino a sabato 29 marzo gli orari sono espressi in TMEC (Tempo Medio dell’Europa Centrale). Da domenica 30 marzo 2025 gli orari sono espressi in Ora Estiva (o “Ora Legale”), pari ad un’ora in più rispetto all’Ora Solare o TMEC (Tempo Medio dell’Europa Centrale), ovvero due ore in più rispetto al Tempo Universale (TU).
EQUINOZIO DI PRIMAVERA: il 20 marzo alle ore 09 e 02 minuti (TU).
29 marzo – Eclisse parziale di Sole
(DATI TRATTI DALL’ALMANACCO UAI 2025)
L’eclisse è visibile nel nord, centro e parte del sud Italia.
A Belluno inizia alle 10:31 e termina alle 11:50 di TU con una % di diametro solare coperto del 15.6%.
A Roma (42° N, 12° E) inizia alle 10:34 e termina alle 11:33 di TU con una % di diametro solare coperto del 7.9%.
A Napoli inizia alle 10:50 e termina alle 11:19 di TU con una sottilissima % di diametro solare coperto del 1.8%. Il capoluogo campano si trova in prossimità del limite della fascia di eclisse.
Sono quindi escluse la Basilicata, la Calabria, la Sicilia e parte della Puglia (si nel Gargano, no a Bari). Altrove l’eclisse è visibile in Africa nord-occidentale, nel nord Europa, e nella Russia settentrionale. La magnitudine è 0.936.
Come sempre si raccomanda tassativamente di osservare il Sole solo con strumenti adeguati, al fine di evitare danni permanenti alla vista.
Questi i tempi dei contatti [gli orari sono espressi in TMEC (Tempo Medio dell’Europa Centrale) = TU + 1h ] :
Evento ( h , m ) – Inizio eclisse : 09 h 50.6 m. – Centralità : 11 h , 47.3 m. – Fine dell’eclisse : 13 h 43.6 m.
Luna
Le Fasi:
Fasi Lunari marzo 2025
Data
Fase
Orario
06/03/2025
Primo quarto
17h 32m
14/03/2025
Luna Piena
7h 55m
22/03/2025
Ultimo quarto
12h 30m
29/03/2025
Luna Nuova
11h 58m
14 marzo – Eclisse totale di Luna
(DATI TRATTI DALL’ALMANACCO UAI 2025)
In Italia è visibile la fase iniziale di penombra e d’ombra al mattino prima del tramonto della Luna. La totalità è visibile nell’Ovest d’Europa ed Africa, nel Nord e Sud America e negli oceani Atlantico e Pacifico. La magnitudine dell’eclisse è 1.1784.
Questi i tempi dei contatti [gli orari sono espressi in TMEC (Tempo Medio dell’Europa Centrale) = TU + 1h ] :
Evento ( h ; m ) La Luna entra nella penombra : 04 h 57.4 m. La Luna entra nell’ombra : 06 h 09.5 m. Inizio della totalità : 07 h 26.0 m. Massimo dell’eclisse : 07 h 59.9 m. Fine della totalità : 08 h 31.4 m. La Luna esce dall’ombra : 09 h 47.8 m. La Luna esce dalla penombra : 11 h 00.0 m.
Mappa del cielo di marzo 2025
Pianeti
Tutti i pianeti che abbiamo osservato a lungo nei mesi precedenti vedono anticipare l’orario del proprio tramonto e di conseguenza si riduce sempre più il tempo a disposizione per osservarli.
Il pianeta che tramonta per ultimo e che rimane quindi osservabile più a lungo è Marte, che rimane visibile fino a dopo la mezzanotte. All’inizio della notte lo possiamo vedere al suo culmine in direzione Sud. Marte rimane per tutto il mese nella costellazione dei Gemelli in un suggestivo avvicinamento con le sue stelle più brillanti, Castore e Polluce.
Giove: il pianeta è ancora visibile nella prima parte della notte, ma l’intervallo di tempo disponibile per osservarlo si riduce progressivamente. Al calare dell’oscurità potremo ammirarlo sempre più basso sull’orizzonte in direzione Ovest. Giove rimane per tutto il mese nella costellazione del Toro.
La fotografia astronomica senza inseguimento: un’astrofotografia “rilassata”
Si può fare astrofotografia con reflex e cavalletto? Sì, certamente. I risultati saranno naturalmente un po’ diversi dalle foto super luminose “stile telescopio Hubble” che certi bravissimi fotografi del cielo mettono in mostra sui loro siti e pagine social. Ma ciò non significa che con pazienza e abilità, non si possa divertirsi e creare fotografie astronomiche ugualmente memorabili.
È senz’altro un tipo di fotografia particolarmente gratificante, proprio perché più “veloce” di altri tipi di astrofotografia (che hanno bisogno di molto più tempo per allestire tutta la strumentazione) e relativamente economica: tanti fotografi amatoriali possiedono ad esempio già un treppiede in casa.
Ma se ancora non ne avete la dotazione con cui sperimentare foto astronomiche dal giardino o dal balcone, e se avete bisogno di consigli sulla strumentazione, in questo post vi suggerirò quali sono i pochi ma essenziali strumenti adatti per l’astrofotografia, come un buon treppiede e un buon obiettivo luminoso, oltre a spiegarvi i fondamentali per calcolare il tempo di esposizione.
Per reperire la migliore strumentazione astronomica consiglio Astroshop.it, il più grande rivenditore di articoli astronomici in Europa, con negozi in Italia, Germania, e altri stati europei.
Esempio: un ottimo set per l’astrofotografia:
Questo treppiedi in alluminio + testa fotografica, entrambi dell’ottima azienda italiana Manfrotto, è una combo che ti durerà a lungo. Solido e versatile nei movimenti, è perfetto per cimentarsi nella fotografia astronomica:
Per prima cosa cerchiamo di capire che cosa si prefigge la fotografia astronomica con fotocamera e treppiede?
Potremmo rispondere: molte cose! Ad esempio, è possibile fare dell’ottima fotografia di paesaggio, ampi campi stellari, foto della via lattea – dove ancora ci sono cieli bui… – e delle cosiddette star trails (una foto a lunga posa che ritrae il movimento apparente della vista celeste).
Avendo cura di scegliere esposizioni a lunga posa, sui 20 secondi, con un obiettivo grandangolare luminoso, e una fotocamera di recente produzione capace di buona sensibilità ISO, si possono produrre foto di ampie porzioni della via lattea e costellazioni, di grande impatto visivo.
E poi ancora: è possibile fare fotografia di ampie fette di cielo ritraendo una o più costellazioni, oppure anche documentare fenomeni celesti che si dispiegano su porzioni di cielo piuttosto estese, come congiunzioni, comete luminose (anche se quest’ultime sono piuttosto rare), e ricordiamo anche soggetti apparentemente più ordinari ma non banali, come fotografare la luna, le eclissi, eccetera.
Esempio di foto di “startrails”: ottenuta con una lunga posa, senza badare all’inseguimento delle stelle. in questo caso le “scie” luminose delle stelle sono un effetto voluto.
In sintesi: si può fotografare tutto ciò che non prevede un “inseguimento” motorizzato del moto apparente delle stelle. Dunque sono escluse le foto a lunga posa che cercano di catturare la luce degli oggetti più tenui, come ad esempio la maggior parte delle galassie e nebulose.
Rimane comunque un vasto programma di soggetti che nessun astrofilo appassionato di astronomia ancora è riuscito a esaurire, pur utilizzando soltanto fotocamera e treppiede! Bisogna soltanto impratichirsi con poche semplici regole che riguardano soprattutto i tempi di esposizione. Di seguito vedremo gli aspetti principali.
La scelta del treppiede e della testa fotografica
Il treppiede per fotografia astronomica deve avere poche ma essenziali caratteristiche.
Innanzitutto sarebbe meglio precisare che il treppiedi o cavalletto si compone in realtà di due parti, che non necessariamente sono vendute insieme: il treppiede vero e proprio e la testa fotografica.
Un treppiede può essere o può non essere venduto con testa inclusa. Dunque prestate attenzione durante l’acquisto a questo dettaglio.
Il treppiede sono le “tre gambe” più l’asta centrale. La testa fotografica è ciò che si innesta alla sommità dell’asta centrale, e sarà sulla testa che andremo ad avvitare la nostra fotocamera.
Il treppiede deve essere solido, robusto, non può muoversi ad ogni refolo di vento! Deve avere una ragionevole fermezza, in grado di arrestare le vibrazioni e il movimento. Infatti, una delle principali battaglie “contro i mulini a vento” di chi fotografa le stelle è quella contro l’effetto mosso, o meglio il micro mosso.
Intendiamoci, l’astrofotografia con l’uso del treppiedi contempla come accettabile un certo mosso. Si tratta per lo più di un mosso dovuto al moto apparente delle stelle, che con un tempo di posa leggermente non ottimale può comunque manifestarsi, soprattutto quando andiamo ad ingrandire l’immagine una volta scattata.
Tuttavia, il mosso per colpa del treppiede è ciò che più dovremmo cercare di evitare. Questo si ottiene principalmente in due modi:
1) impiegando un tempo differito di scatto, ossia il ritardo di esposizione, esattamente come quando scattiamo una foto di gruppo. Sulle fotocamere è frequente trovare impostazioni di ritardo di scatto di 10 secondi o meno, e spesso bastano anche 3 o 5 secondi a fermare le vibrazioni dopo aver premuto il pulsante di scatto, se il treppiede è stabile.
2) Inoltre, il mosso si cerca di evitare il più possibile poi scegliendo un valido treppiede!
Si potrebbe dire che un treppiede fotografico, se è costruito come un carro armato è meglio! Il miglior treppiede non è quello che vi alleggerisce il peso, ma è quello più stabile. In più, prendete una testa fotografica che consenta ampi angoli di movimento.
Poi ci sono anche ottimi treppiedi robusti e leggeri allo stesso tempo, come quelli della marca Manfrotto specificamente realizzati in carbonio. Sono più costosi, ma indubbiamente vi garantiscono stabilità, affidabilità, e contengono il peso in misura più che accettabile.
La testa fotografica
La testa fotografica, o testa video, deve avere sistema di blocco sicuro. Cioè una volta puntata la fotocamera verso il cielo, e bloccata la testa fotografica in quella posizione, non deve scivolare a causa del peso in altre posizioni.
Ci sono anche teste a sfera o ball head adatte a quello scopo. È un tipo di testa fotografica. Anche lì l’importante è che abbiano un efficace leva di blocco. Le migliori teste fotografiche sono ben equipaggiate per essere sfruttate in fotografia astronomica.
Un esempio di testa a sfera (“ball head”) montata su un treppiede.
Riassumendo alcuni dei vantaggi della fotografia astronomica “leggera”:
Qualsiasi combo treppiede più fotocamera sarà comunque più leggero dei sistemi composti da telescopio più reflex.
Col treppiede porterete relativamente pochi kg di attrezzatura, diciamo tra 3 e 6 indicativamente. Mentre con un telescopio e fotocamera difficile scendere sotto i 10 15 kg.
Riassumendo i benefici dell’astrofotografia “light”:
– Facilità di trasporto: Potrete ragionevolmente trasportare a mano o in uno zaino o borsa tutta l’attrezzatura necessaria, quindi sarà facile recarvi sul punto di osservazione dove vorrete fotografare il cielo
– Rapidità di utilizzo: sarà più rapido mobilitare e smobilitare l’attrezzatura e avrete più voglia di fare astrofotografia perché non ci vorranno decine di minuti e sfacchinate come invece avviene quando volete tirare fuori il telescopio e tutto ciò che comporta: attendere l’acclimamento delle ottiche, collegare tute le periferiche, eventualmente anche un computer eccetera. No, basterà tirar fuori treppiede, montare sopra la fotocamera, spesso ci sono attacchi rapidi che con un clic consentono di innestare il corpo, e via.
La Regola del 500 (o del 600): calcolare il tempo di esposizione
Veniamo ora ai tempi di esposizione. Quando si scatta una foto al cielo notturno con un treppiede, e non si usa un astro inseguitore, dunque senza motorizzazione, uno dei problemi principali è il movimento apparente delle stelle dovuto alla rotazione terrestre.
Se il tempo di esposizione è troppo lungo, le stelle appariranno come scie anziché come punti luminosi. Per evitare questo effetto si può applicare la Regola del 500 (o del 600), una formula empirica utilizzata dagli atrofili/fotografi per stimare il tempo massimo di esposizione prima che le stelle inizino a lasciare una traccia visibile.
Se non vogliamo che le stelle risultino palesemente mosse saremo vincolati a usare tempi di esposizione contenuti, in genere dell’ordine di alcuni secondi, o al massimo di alcune decine di secondi.
La principale variabile – oltre al soggetto che vogliamo ritrarre, come vedremo – è l’obiettivo fotografico che intendiamo impiegare.
La formula è la seguente:
Dove:
T è il tempo massimo di esposizione (in secondi),
f è la lunghezza focale dell’obiettivo (in millimetri).
Alcuni fotografi usano 600 anziché 500, soprattutto con sensori full-frame, poiché un valore più alto permette un tempo di esposizione leggermente più lungo prima che le stelle risultino mosse.
Esempi pratici
Se si utilizza un obiettivo da 20 mm su una fotocamera full-frame:
Si potrà esporre fino a circa 25 secondi senza un evidente effetto scia.
Se si usa un obiettivo da 50 mm:
In questo caso, il tempo di esposizione massimo sarà di 10 secondi, poiché un obiettivo più lungo amplifica il movimento apparente delle stelle.
Per fotocamere con sensori APS-C o Micro 4/3, bisogna considerare il fattore di crop, dividendo il valore della focale effettiva. Ad esempio, su un sensore APS-C con fattore di crop di 1,5x, un obiettivo da 20 mm equivale a 30 mm su full-frame, quindi il calcolo sarà:
Ottimizzare il tempo di esposizione
Anche se la Regola del 500 suggerisce un certo valore, è meglio essere conservativi e ridurre leggermente il tempo – ad esempio passando da 25 a 20 secondi o da 10 a 8. In genere questo può migliorare la nitidezza dell’immagine, specialmente su fotocamere con sensori ad alta risoluzione, dove anche un minimo movimento è più evidente.
Inoltre, la velocità angolare con cui le stelle si muovono nel cielo non è uniforme:
Le stelle vicine all’equatore celeste (la zona centrale del cielo) si muovono di un moto apparente più rapido (la loro velocità angolare è maggiore) e mostreranno il movimento prima.
Le stelle vicine ai poli celesti (come la Stella Polare nell’emisfero nord) hanno un moto apparente molto più lento, il che permette esposizioni più lunghe senza che diventino scie.
Se il tuo soggetto è una costellazione vicino al polo, potrai usare tempi di esposizione più lunghi senza problemi evidenti. Viceversa, se stai fotografando regioni del cielo più vicine all’equatore celeste, dovrai essere più cauto per evitare il mosso.
Esempio di fotografia astronomica che coglie una parte della costellazione di Orione.
**
Tutto questo vale in modo abbastanza pacifico per tutto ciò che riguarda la fotografia delle costellazioni e dei campi stellari.
Ormai le reflex digitali recenti hanno una ottima sensibilità. Si consiglia ad ogni modo di impostare la sensibilità ISO in modo da contenere il rumore. Voi stessi conoscete le caratteristiche e i limiti della vostra fotocamera!
Ma se vogliamo fotografare la Luna??
La formula vista sopra si adatta bene agli oggetti del cielo notturno, esclusa la Luna. Infatti il nostro satellite è troppo luminoso in confronto al fondo del cielo. Avrà bisogno di tempi di esposizione molto più rapidi.
In genere fotografare la luna è abbastanza facile.
Come fotografare la luna
La Luna è un oggetto molto luminoso e in rapido movimento nel cielo, quindi le impostazioni della fotocamera devono essere regolate di conseguenza.
Obiettivi consigliati: Per ottenere dettagli apprezzabili del nostro satellite, è preferibile usare un teleobiettivo. L’unico inconveniente è che in genere un buon teleobiettivo è un accessorio costoso. Però appunto la luminosità della luna aiuta, e anche uno “zoomone” di quelli tipo 28-200 piuttosto chiusi che spesso si vedono abbinati alle reflex, è in grado di consentire buone foto lunari.
Si consiglia comunque un teleobiettivo dai 180mm in su: in genere, più è lungo e di buona qualità meglio. Ben vengano quindi i 200 mm, i 300mm ecc.
Tenete in considerazione però che un teleobiettivo più è grosso e pesante più accentuerà le vibrazioni, l’instabilità generale del sistema fotocamera-treppiede. Questo è un ulteriore motivo per scegliere un treppiede solido.
Tempi di esposizione?
La luna piena può accontentarsi di esposizioni brevi e sensibilità basse. Per esempio, come criterio generale ( che può essere modificato variando in modo corrispondente i valori), per la luna piena: f/11, ISO 100 e 1/100 di secondo.
La messa a fuoco automatica può non essere precisa sulla Luna (ma del resto anche sul cielo stellato), quindi è sempre meglio regolarla manualmente, ingrandendo l’immagine sul display Live View della fotocamera.
Quando la luna si trova invece nelle altre fasi e vogliamo catturare uno spicchio di luna, il consiglio è di sperimentare facendo alcune prove. Spesso inoltre la luna può essere integrata in una più ampia inquadratura per ottenere suggestivi paesaggi notturni, specialmente se ci sono altri elementi nel paesaggio che regalano un’atmosfera unica.
The Ultimate Guide to Astronomy Binoculars: Nikon, APM, and Swarovski. From a Night Sky Enthusiast.
When I look up at the starry sky, I always feel a sense of wonder. It’s an experience that never ceases to amaze me, even after years of observation.
For us astronomy enthusiasts, whether beginners or experts, binoculars are an essential tool. They’re not just a budget-friendly alternative to a telescope but a true travel companion.
With good binoculars, you can learn to navigate the constellations, spot star clusters and nebulae, and even enjoy the Milky Way in all its splendor.
It’s a tool that doesn’t require complicated setups: you grab it, step outside, and observe. And if you already own a telescope, binoculars become the perfect complement, ideal for exploring wide sections of the sky before aiming your lens at a specific target.
In summary – Our top pick for everyone:
The Nikon Action EX 10×50 offers the best price-to-performance ratio, suitable for both beginners and experts. However, I recommend reading the entire guide before deciding! You might prefer other binoculars depending on your needs.
Whether you’re a beginner taking your first steps or an expert with hours of observation behind you, a quality pair of binoculars should always be part of your equipment.
But how do you choose the right one?
Criteria for Choosing Astronomy Binoculars
The first thing to consider is optical quality. It’s not just about magnification but about seeing with clarity and definition. The lenses must be well-crafted, free of impurities, and equipped with advanced anti-reflective coatings to ensure sharp, high-contrast images.
Brightness is equally crucial: the night sky is a dimly lit environment, so the binoculars need to gather as much light as possible. For this reason, formats like 8×40 and 10×50 are often the most suitable.
Among the most suitable binoculars for astronomical use are those with dimensions of 8×40 and 10×50: the first number is the magnification, and the second is the lens or objective diameter.
The first number (8x or 10x) indicates the magnification, while the second (40 or 50) represents the lens diameter in millimeters. For example, a 10×50 offers a good balance between power and light-gathering ability, making it versatile for observing both constellations and fainter objects like nebulae and galaxies.
Then there are so-called giant binoculars, like the 20×80, which many consider exceptional for astronomy. It’s true—their wide aperture allows them to capture a lot of light—but they’re not practical for everyone.
They’re heavy, bulky, and impossible to use handheld: they require sturdy, stable tripods, often with specific adapters. This makes them better suited for specialized use.
But for someone looking for a tool to grab quickly and take along on a nighttime walk, the convenience of a more compact pair, which you can use without support, is unbeatable.
Now, let’s take a closer look at our selection of 3 excellent models.
1. Nikon Action EX 10×50: A Classic for the Starry Sky
When choosing binoculars for astronomy, opting for a brand like Nikon is a safe bet. For decades, Nikon has been synonymous with quality optics, not only for photography but also for instruments like binoculars and spotting scopes.
With the Nikon Action EX 10×50, you get a product that offers an excellent balance between performance and practicality. The 10×50 format is already a benchmark for those seeking bright binoculars: the 50 mm lens diameter allows them to gather a significant amount of light, essential for observing faint celestial objects like nebulae and galaxies.
Here’s one of the many video reviews you can find on YouTube of the Nikon 10×50 EX. Just to get an idea of the tool! This binocular has an excellent reputation as a reliable instrument for astronomical use.
This binocular uses so-called Porro prisms, an optical configuration named after the Italian engineer Ignazio Porro, who developed it in the 19th century. Porro prisms are arranged to create a “Z”-shaped optical path, which allows for greater separation between the objective lenses and the eyepiece lenses.
This design, simpler than roof prisms, is particularly well-suited for astronomy: fewer optical surfaces mean less light dispersion, a crucial factor when observing the faint glow of stars. It’s no coincidence that the other binoculars on this list also use this configuration—in astronomy, simplicity is a valuable asset.
The Nikon Action EX 10×50 has several features that make it an excellent choice. Its multi-coated anti-reflective lenses and BaK-4 prisms ensure sharp, high-contrast images with optimal light transmission. It’s also durable: the body is rubber-coated for a secure, shock-resistant grip, and it’s waterproof and fog-proof thanks to nitrogen filling. This makes it ideal for tough conditions, like nighttime humidity or rugged outdoor excursions. The field of view is wide (about 6.5 degrees), perfect for exploring large sections of the sky, and its weight of around 1 kg keeps it manageable for handheld observation sessions. However, for longer sessions, a tripod can be helpful (or better yet, a tip: try stargazing while comfortably reclining on a deck chair—it’s a fantastic position for summer binocular observations!).
If you’re thinking of a gift for a young astronomy enthusiast, this binocular is a safe bet. Not only will it impress, but it also offers a tool that can truly make a difference. The price is reasonable, yet the optical quality is surprising for this range. Even an experienced astronomer will find it a reliable companion: it’s not among the most expensive binoculars, so there’s no fear of damaging it by taking it on the go, keeping it in the car for impromptu observations, or using it in less-than-ideal conditions. It’s the kind of tool you won’t hesitate to use, and that’s a quality every enthusiast appreciates.
Nikon Action EX 10×50
The Nikon Action EX 10×50 offers the best price-to-performance ratio, suitable for both beginners and experts.
Check out the Nikon EX 10×50 on Astroshop.eu, Europe’s largest retailer of astronomy equipment, with locations in several countries:
2. APM 10×50 ED APO: The Binocular for Demanding Astronomers
Let’s now move on to a binocular in a higher price and performance range: the APM 10×50 ED APO. This instrument is specifically designed for astronomy, and it shows in the details that make a difference. For example, the focus is individual for each eyepiece. This system, typical of high-end binoculars for astronomical use, allows for precise sharpness adjustment for each eye—a huge advantage when observing stars. It’s no coincidence that binoculars with this feature are less suited for general use: the lack of central focusing makes them less practical for dynamic activities like birdwatching, where you need to quickly adjust for distance. But for astronomy, where the observed object is often fixed and distant, individual focusing is perfect.
Another feature that sets the APM 10×50 ED APO apart is the use of low-dispersion lenses, indicated by the ED (Extra-low Dispersion)designation. These lenses are designed to minimize chromatic aberrations, an optical phenomenon where light, composed of different frequencies, disperses as it passes through the lenses, creating colored halos around bright objects. ED lenses reduce this effect, ensuring sharper and more contrasted images, especially when observing bright stars or luminous edges like those of the Moon. It’s a feature that makes a difference, particularly for those seeking fine details and a high-quality visual experience.
APM is a German brand that has earned an excellent reputation among astronomy enthusiasts. Founded as a company specializing in the distribution of high-end optical instruments, APM (short for Astro-Photo-Mechanik) has distinguished itself for the quality of its apochromatic refractors and binoculars designed for celestial observation. After taking over the distribution of instruments from the historic “telescope workshop” TMB, APM has continued to offer products that combine optical precision and mechanical robustness, becoming a benchmark for the most discerning astronomers.
The APM 10×50 ED APO sits in a higher price range than the Nikon Action EX 10×50 — about twice as expensive — but it offers features that justify the investment. It’s a binocular for those who want to treat themselves, for those who understand that quality comes at a cost and that, in astronomy, every detail matters. Experienced astronomers will find this instrument to be a perfect ally for unforgettable observation sessions: the sharpness of the images, the brightness, and the chromatic correction make it ideal for exploring star clusters, nebulae, and galaxies. The design is also well-crafted: the magnesium body makes it lightweight and durable, while the nitrogen filling ensures waterproofing and protection against fogging.
If you’re an astronomer who isn’t satisfied with settling and wants the best for your observations, the APM 10×50 ED APO is a choice that won’t disappoint. It’s a binocular that will deliver excitement every time you point it at the sky.
APM 10×50 ED APO
The APM 10×50 ED APO
Check out the APM 10×50 ED APO on Astroshop.eu, Europe’s largest retailer of astronomy equipment, with locations in several countries:
And here we are, at a true gem, a jewel of optics that every astronomer should treat themselves to at least once in their lifetime: the Swarovski Habicht 7×42. This binocular is more than just a tool; it’s an icon, a symbol of excellence that, despite the passage of time, remains a benchmark thanks to the Austrian company’s ability to refresh it without betraying its essence. Swarovski is synonymous with absolute quality, and the Habicht 7×42 is no exception.
An unboxing video of the stunning Swarovski Habicht 7×42, from YouTube.
At first glance, it might seem odd to go from the 50 mm diameter of the previous models to a 42 mm. But don’t be fooled: it’s not just about size, but optical quality. Swarovski lenses are renowned for their purity and advanced multilayer coatings that ensure exceptional light transmission, up to 96%. This means that, despite the slightly smaller diameter, the amount of light reaching your eyes is remarkable, surpassing many binoculars with larger but lower-quality lenses. It’s like looking through invisible glass: the images are bright, sharp, and with a contrast that leaves you speechless.
The 7x magnification might seem less powerful compared to a 10x, but it’s actually an advantage for astronomy. Lower magnification means a wider apparent field of view, ideal for exploring large sections of the sky and navigating between constellations. Additionally, the 6 mm exit pupil (among the largest in this category) allows you to make the most of the light gathered, making the binocular perfect for observing in low-light conditions. This is especially useful for those observing under dark skies, where every photon counts.
The design of the Habicht 7×42 is another strength. The Porro prisms, like in the previous models, ensure optimal light transmission and a three-dimensional image that roof-prism binoculars can’t match. The body is sturdy yet lightweight, thanks to its aluminum alloy construction, and it’s completely waterproof and nitrogen-filled to prevent fogging.
There’s also a GA version (with green rubber armoring) that offers extra protection against impacts and abrasions. It’s a binocular that can handle the toughest conditions, ready to follow you anywhere.
But what makes the Habicht truly special is its history and character. It’s a binocular born from a tradition of over 70 years, with the first model produced by Swarovski in 1949. Yet, thanks to continuous improvements, it remains competitive today. It’s not just a tool but a piece of optical history, an object that blends tradition and innovation.
Of course, the price is higher than the previous models — around 1,000 euros — but it’s an investment worth every cent. For an astronomer, owning a Habicht 7×42 is like having a functional work of art: a tool that not only delivers exceptional performance but also represents a symbol of passion for the sky. It’s the binocular you’ll use for your most important observations, the one you’ll bring along on special nights, perhaps to observe an eclipse or a rare conjunction. If you’re an astronomy enthusiast, this is the binocular you dream of owning.
Conclusion: The Right Binocular for Every Astronomer
And here we are, at the end of this journey through astronomy binoculars. We’ve explored three different tools, each with its own personality and strengths. The Nikon Action EX 10×50 is the reliable and affordable companion, perfect for beginners or those looking for a versatile binocular without breaking the bank. The APM 10×50 ED APO raises the bar, offering superior performance for the most demanding astronomers, with optical quality that justifies every euro spent. Finally, the Swarovski Habicht 7×42 is every enthusiast’s dream, an icon that blends tradition, elegance, and an unparalleled view of the sky.
The choice is yours: it depends on your budget, your needs, and the type of observations you want to make. If you’re just starting out or looking for a binocular to take anywhere, the Nikon won’t disappoint. If you want a tool specifically for astronomy and are willing to invest more, the APM is an excellent option. And if you’re seeking the best, an object that also symbolizes your passion, the Swarovski is waiting for you.
Whatever your decision, remember: a good binocular is not just a tool, but a gateway to the sky. It’s what allows you to lose yourself in the beauty of the universe, to discover details you could never see with the naked eye. And above all, it’s a tool that invites you to step outside, explore, and experience the night. So choose carefully and never underestimate the value of quality optics. The sky deserves to be observed at its best.
La guida definitiva ai binocoli per l’astronomia: Nikon, APM e Swarovski. Da un appassionato del cielo notturno
Quando alzo lo sguardo verso il cielo stellato, provo sempre un senso di meraviglia. È un’esperienza che non smette mai di stupirmi, anche dopo anni di osservazioni.
Per noi astrofili, che si tratti di principianti o di esperti, il binocolo è uno strumento indispensabile. Non è solo un’alternativa economica al telescopio, ma un vero e proprio compagno di viaggio.
Con un buon binocolo puoi imparare a orientarti tra le costellazioni, individuare ammassi stellari e nebulose, e persino goderti la Via Lattea in tutto il suo splendore.
È uno strumento che non richiede montaggi complicati: lo prendi, esci e osservi. E se hai già un telescopio, il binocolo diventa un complemento perfetto, ideale per esplorare ampie porzioni di cielo prima di puntare il tuo obiettivo su un target specifico.
In sintesi – La nostra scelta per tutti:
Il Nikon Action EX 10×50 offre il migliore rapporto prezzo-prestazioni, per il principiante e per l’esperto. Tuttavia ti consiglio di leggere tutta la guida prima di scegliere! Potresti preferire altri binocoli a seconda delle tue esigenze.
Guarda il Nikon EX 10×50 su Astroshop.it, il più grande rivenditore di articoli per astronomia in Europa, con sede anche in Italia:
Che tu sia un neofita che muove i primi passi o un esperto con ore di osservazione alle spalle, un binocolo di qualità non dovrebbe mai mancare nel tuo equipaggiamento.
Sì, ma come scegliere quello giusto?
Criteri per scegliere un binocolo astronomico
La prima cosa da considerare è la qualità ottica. Non si tratta solo di ingrandire, ma di vedere con chiarezza e definizione. Le lenti devono essere ben lavorate, prive di impurità e con rivestimenti antiriflesso avanzati per garantire immagini nitide e contrastate.
La luminosità è altrettanto cruciale: il cielo notturno è un ambiente scarsamente illuminato, quindi il binocolo deve raccogliere quanta più luce possibile. Per questo, formati come 8×40 e 10×50 sono spesso i più indicati.
Tra i binocoli più indicati per l’uso astronomico sono quelli di dimensioni 8×40 e 10×50: il primo numero è l’ingrandimento e il secondo il diametro lenti o obiettivi.
Il primo numero (8x o 10x) indica l’ingrandimento, mentre il secondo (40 o 50) rappresenta il diametro delle lenti in millimetri. Un 10×50, ad esempio, offre un buon equilibrio tra potenza e capacità di raccolta della luce, rendendolo versatile per osservare sia costellazioni che oggetti più deboli come nebulose e galassie.
Esistono poi i cosiddetti binocoli giganti, come i 20×80, che molti considerano eccezionali per l’astronomia. È vero, la loro apertura ampia permette di catturare molta luce, ma non sono pratici per tutti.
Sono pesanti, ingombranti e impossibili da usare a mano libera: richiedono treppiedi robusti e stabili, spesso con adattatori specifici. Questo li rende più adatti a un uso specialistico, magari per chi ha già esperienza e vuole approfondire l’osservazione di oggetti celesti specifici.
Ma per chi cerca uno strumento da prendere al volo e portare con sé durante una passeggiata notturna, i giganti non sono la scelta migliore. La praticità di un binocolo più compatto, che puoi usare senza supporti, è imbattibile.
Vediamo ora in dettaglio la nostra selezione di 3 validi modelli.
1. Nikon Action EX 10×50: un classico per il cielo stellato
Quando si sceglie un binocolo per l’astronomia, andare su una marca come Nikon è una garanzia. Da decenni, Nikon è sinonimo di ottiche di qualità, non solo per la fotografia ma anche per strumenti come binocoli e cannocchiali.
Con il Nikon Action EX 10×50 ti posizioni su un prodotto che offre un ottimo equilibrio tra prestazioni e praticità. Il formato 10×50 è già un punto di riferimento per chi cerca un binocolo luminoso: il diametro delle lenti da 50 mm permette di raccogliere una quantità significativa di luce, fondamentale per osservare oggetti celesti deboli come nebulose e galassie.
Ecco una delle tante video recensioni che si possono trovare su YouTube del Nikon 10×50 EX (in inglese ma con sottotitoli in italiano). Giusto per avere un’idea dello strumento! Questo binocolo ha un’ottima fama di valido strumento per uso astronomico.
Questo binocolo utilizza i cosiddetti prismi di Porro, una configurazione ottica che prende il nome dall’ingegnere italiano Ignazio Porro, che la sviluppò nel XIX secolo. I prismi di Porro sono disposti in modo da creare un percorso ottico a “Z”, che permette una maggiore separazione tra le lenti dell’obiettivo e quelle dell’oculare.
Questo design, più semplice rispetto ai prismi a tetto, è particolarmente adatto all’astronomia: meno superfici ottiche significa meno dispersione della luce, un aspetto cruciale quando si osserva la debole luminosità delle stelle. Non è un caso che anche gli altri binocoli di questa lista adottino questa configurazione: in astronomia, la semplicità è un valore aggiunto.
Il Nikon Action EX 10×50 ha diverse caratteristiche che lo rendono una scelta eccellente. Le lenti con multitrattamento antiriflesso e i prismi BaK-4 garantiscono immagini nitide e contrastate, con una trasmissione della luce ottimale. È anche robusto: il corpo è rivestito in gomma per una presa sicura e resistente agli urti, ed è impermeabile e antiappannamento grazie al riempimento con azoto. Questo lo rende ideale per affrontare le condizioni più difficili, come l’umidità notturna o le escursioni in ambienti impervi. Il campo visivo è ampio (circa 6,5 gradi), perfetto per esplorare grandi porzioni di cielo, e il peso di circa 1 kg lo rende ancora maneggevole per sessioni di osservazione a mano libera, anche se per sessioni più lunghe un treppiede può essere utile (o meglio ancora, un consiglio: provate a guardare le stelle stando distesi comodamente su una sedia sdraio, è una fantastica posizione per le osservazioni estive col binocolo!).
Se stai pensando a un regalo per un giovane appassionato di astronomia, con questo binocolo vai sul sicuro. Non solo non sfiguri, ma offri uno strumento che può davvero fare la differenza. Il budget da mettere in conto è contenuto ma la qualità ottica è sorprendente per questa fascia di prezzo. Anche un astrofilo esperto lo troverà un valido compagno: non è tra i binocoli più costosi, quindi non c’è il timore di rovinarlo portandolo in giro, tenendolo in macchina per osservazioni improvvisate o usandolo in condizioni non proprio ideali. È il tipo di strumento che non ti fa esitare a usarlo, e questa è una qualità che ogni appassionato apprezza.
Nikon Action EX 10×50
Il Nikon Action EX 10×50 offre il migliore rapporto prezzo-prestazioni, per il principiante e per l’esperto.
Guarda il Nikon EX 10×50 su Astroshop.it, il più grande rivenditore di articoli per astronomia in Europa, con sede anche in Italia:
2. APM 10×50 ED APO: il binocolo per gli astrofili esigenti
Passiamo ora a un binocolo che si colloca su una fascia di prezzo e prestazioni più avanzata: l’APM 10×50 ED APO. Questo strumento è progettato specificamente per l’astronomia, e lo si capisce da dettagli che fanno la differenza. La messa a fuoco, ad esempio, è individuale per ciascun oculare. Questo sistema, tipico dei binocoli di alta gamma per uso astronomico, permette di regolare con precisione la nitidezza per ogni occhio, un vantaggio enorme quando si osservano le stelle. Non è un caso che binocoli con questa caratteristica siano meno adatti a un uso generico: la mancanza di una messa a fuoco centrale li rende meno pratici per attività dinamiche come il birdwatching, dove serve regolare rapidamente la distanza. Ma per l’astronomia, dove l’oggetto osservato è spesso fisso e lontano, la messa a fuoco individuale è perfetta.
Un altro aspetto che distingue l’APM 10×50 ED APO è l’uso di lenti a bassa dispersione, indicate dalla sigla ED (Extra-low Dispersion). Queste lenti sono progettate per ridurre al minimo le aberrazioni cromatiche, quel fenomeno ottico in cui la luce, composta da diverse frequenze, si scompone attraversando le lenti, creando aloni colorati attorno agli oggetti luminosi. Le lenti ED minimizzano questo effetto, garantendo immagini più nitide e contrastate, soprattutto quando si osservano stelle brillanti o bordi luminosi come quelli della Luna. È una caratteristica che fa la differenza, specialmente per chi cerca dettagli fini e un’esperienza visiva di alto livello.
APM è un marchio tedesco che si è guadagnato una reputazione eccellente tra gli appassionati di astronomia. Fondata come una realtà specializzata nella distribuzione di strumenti ottici di alta gamma, APM (che sta per Astro-Photo-Mechanik) si è distinta per la qualità dei suoi rifrattori apocromatici e binocoli progettati per l’osservazione celeste. Dopo aver rilevato la distribuzione di strumenti della storica “officina dei telescopi” TMB, APM ha continuato a offrire prodotti che combinano precisione ottica e robustezza meccanica, diventando un punto di riferimento per gli astrofili più esigenti.
L’APM 10×50 ED APO si posiziona su una fascia di prezzo superiore rispetto al Nikon Action EX 10×50 – siamo intorno al doppio – ma offre caratteristiche che giustificano l’investimento. È un binocolo per chi vuole concedersi uno sfizio, per chi sa che la qualità ha un costo e che, in astronomia, ogni dettaglio conta. Gli astrofili più esperti troveranno in questo strumento un alleato perfetto per sessioni di osservazione memorabili: la nitidezza delle immagini, la luminosità e la correzione cromatica lo rendono ideale per esplorare ammassi stellari, nebulose e galassie. Anche il design è curato: il corpo in magnesio lo rende leggero e resistente, mentre il riempimento con azoto garantisce impermeabilità e protezione contro l’appannamento.
Se sei un astrofilo che non si accontenta e vuole il meglio per le sue osservazioni, l’APM 10×50 ED APO è una scelta che non delude. È un binocolo che regalerà emozioni ogni volta che lo punterai al cielo.
APM 10×50 ED APO
APM 10×50 ED APO…
Guarda il binocolo APM 10×50 ED APO su Astroshop.it, il più grande rivenditore di articoli per astronomia in Europa, con sede anche in Italia:
Ed eccoci arrivati a una vera gemma, un gioiello dell’ottica che ogni astrofilo dovrebbe concedersi almeno una volta nella vita: lo Swarovski Habicht 7×42. Questo binocolo è più di un semplice strumento; è un’icona, un simbolo di eccellenza che, nonostante il passare degli anni, resta un punto di riferimento grazie alla capacità della casa austriaca di rinnovarlo senza tradirne l’essenza. Swarovski è sinonimo di qualità assoluta, e il Habicht 7×42 non fa eccezione.
Un video di unboxing del bellissimo Swarovski Habitch 7×42, da Youtube.
A prima vista, potrebbe sembrare strano passare dai 50 mm di diametro dei modelli precedenti a un 42 mm. Ma non lasciatevi ingannare: qui non si tratta solo di dimensioni, ma di qualità ottica. Le lenti Swarovski sono famose per la loro purezza e per i rivestimenti multistrato avanzati che garantiscono una trasmissione della luce eccezionale, fino al 96%. Questo significa che, nonostante il diametro leggermente inferiore, la quantità di luce che arriva ai vostri occhi è straordinaria, superiore a molti binocoli con lenti più grandi ma di qualità inferiore. È come osservare attraverso un vetro invisibile: le immagini sono luminose, nitide e con un contrasto che lascia senza parole.
L’ingrandimento 7x potrebbe sembrare meno spinto rispetto a un 10x, ma in realtà è un vantaggio per l’astronomia. Un ingrandimento minore significa un campo apparente più ampio, ideale per esplorare grandi porzioni di cielo e orientarsi tra le costellazioni. Inoltre, la pupilla di uscita di 6 mm (tra le più grandi in questa categoria) permette di sfruttare al massimo la luce raccolta, rendendo il binocolo perfetto per osservare in condizioni di scarsa illuminazione. Questo è particolarmente utile per chi osserva sotto cieli bui, dove ogni fotone conta.
Il design del Habicht 7×42 è un altro punto di forza. I prismi di Porro, come nei modelli precedenti, assicurano una trasmissione della luce ottimale e un’immagine tridimensionale che i binocoli a prismi a tetto non possono eguagliare. Il corpo è robusto ma leggero, grazie alla struttura in lega di alluminio, oltre a essere completamente impermeabile e riempita di azoto per evitare appannamenti.
Di questo binocolo esiste anche la versione GA (con armatura in gomma verde) che offre una protezione extra contro urti e abrasioni. È un binocolo che non teme le condizioni più difficili, pronto a seguirti ovunque.
Ma ciò che rende il Habicht davvero speciale è la sua storia e il suo carattere. È un binocolo che nasce da una tradizione di oltre 70 anni, il primo modello prodotto da Swarovski nel 1949. Eppure, grazie a continui miglioramenti, resta competitivo anche oggi. Non è solo uno strumento, ma un pezzo di storia dell’ottica, un oggetto che unisce tradizione e innovazione.
Certo, il prezzo è più alto rispetto ai modelli precedenti – siamo intorno ai 1000 euro – ma è un investimento che vale ogni centesimo. Per un astrofilo, possedere un Habicht 7×42è come avere un’opera d’arte funzionale: uno strumento che non solo offre prestazioni eccezionali, ma che rappresenta anche un simbolo di passione per il cielo. È il binocolo che userai per le osservazioni più importanti, quello che porterai con te nelle notti speciali, magari per osservare un’eclissi o una congiunzione rara. Se sei un appassionato di astronomia, questo è il binocolo che sogni di avere.
Swarovski Habicht 7×42
Swarovski Habicht 7×42
Guarda il binocolo Swarovski Habicht 7×42 su Astroshop.it, il più grande rivenditore di articoli per astronomia in Europa, con sede anche in Italia:
Conclusione: il binocolo giusto per ogni astrofilo
Eccoci arrivati al termine di questo viaggio tra i binocoli per l’astronomia. Abbiamo esplorato tre strumenti diversi, ognuno con la sua personalità e i suoi punti di forza. Il Nikon Action EX 10×50è il compagno affidabile e accessibile, perfetto per chi inizia o per chi cerca un binocolo versatile senza spendere una fortuna. L’APM 10×50 ED APO alza l’asticella, offrendo prestazioni di livello superiore per gli astrofili più esigenti, con una qualità ottica che giustifica ogni euro speso. Infine, lo Swarovski Habicht 7×42 è il sogno di ogni appassionato, un’icona che unisce tradizione, eleganza e una visione del cielo che non ha eguali.
La scelta dipende da te: dal tuo budget, dalle tue esigenze e dal tipo di osservazioni che vuoi fare. Se sei agli inizi o cerchi un binocolo da portare ovunque, il Nikon è una scelta che non delude. Se vuoi uno strumento specifico per l’astronomia e sei disposto a investire di più, l’APM è un’opzione eccellente. E se cerchi il meglio, un oggetto che sia anche un simbolo della tua passione, lo Swarovski è lì ad aspettarti.
Qualunque sia la tua decisione, ricorda: un buon binocolo non è solo uno strumento, ma una porta verso il cielo. È ciò che ti permette di perderti nella bellezza dell’universo, di scoprire dettagli che a occhio nudo non potresti mai vedere. E soprattutto, è uno strumento che ti invita a uscire, a esplorare, a vivere la notte. Per questo, scegli con cura e non sottovalutare mai il valore di un’ottica di qualità. Il cielo merita di essere osservato al meglio.
Il 2 febbraio è a metà strada dell’inverno, a metà tra il solstizio d’inverno appena superato e il prossimo equinozio di primavera. Fin dai tempi antichi l’umanità ha cercato di pronosticare il tempo atmosferico.
Così ha preso piede nella cultura popolare contemporanea il rimando al Groundhog Day (Giorno della Marmotta), una usanza nordamericana, che ha radici negli emigranti europei di lingua tedesca, con la quale si cerca di prevedere il clima della restante parte dell’inverno.
Ma se guardiamo alle nostre parti, ci è molto più facile identificare quell’occasione con una festa popolare ben nota nella cultura cristiana cattolica: la festa della Candelora.
Negli Stati Uniti e in Canada, il 2 febbraio è noto come “Groundhog Day”. Secondo la tradizione, una marmotta emerge dalla sua tana in questo giorno: se vede la propria ombra a causa del cielo sereno, si ritiene che l’inverno durerà altre sei settimane; se invece il cielo è nuvoloso e l’ombra non è visibile, la primavera arriverà in anticipo. Questa usanza, che affonda le sue radici nel XIX secolo, è stata introdotta dai coloni tedeschi in Pennsylvania. In Europa, tradizioni simili coinvolgevano animali come il tasso per predire la durata dell’inverno.
Il film che ha rafforzato la popolarità del Groundhog Day
La popolarità del Groundhog Day è aumentata notevolmente grazie al film “Ricomincio da capo” (titolo originale: “Groundhog Day”) del 1993, interpretato da Bill Murray. Nel film, il protagonista rivive continuamente la giornata del 2 febbraio, portando l’espressione “Giorno della Marmotta” a simboleggiare situazioni ripetitive o cicliche.
Il trailer ufficiale del film: Il giorno della marmotta
Le origini europee della credenza
La tradizione del Groundhog Day ha origini nelle credenze degli immigrati tedeschi negli Stati Uniti. In Europa, il 2 febbraio era associato a varie superstizioni legate alla previsione del tempo, spesso coinvolgendo animali come il tasso e prima ancora l’orso. I coloni tedeschi portarono con sé queste tradizioni, adattandole al nuovo ambiente americano e scegliendo la marmotta come animale simbolo per le previsioni meteorologiche.
La Candelora in Italia
In Italia, il 2 febbraio si celebra la Candelora, una festività che commemora la Presentazione di Gesù al Tempio, avvenuta quaranta giorni dopo la sua nascita.
Durante questa ricorrenza, è tradizione benedire le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”.
La Candelora segnala il passaggio dall’inverno alla primavera anche con numerosi proverbi popolari, per esempio quello che all’incirca recita: “Per la Santa Candelora dell’inverno siamo fora (fuori); fuori sì o fuori no, quaranta giorni ghe né mo (40 giorni ci sono ancora)”.
L’affidabilità delle previsioni basate sul comportamento animale
Studi statistici hanno dimostrato che le previsioni meteorologiche basate sul comportamento delle marmotte non mostrano una reale corrispondenza con i dati. Le osservazioni indicano che tali predizioni non sono più accurate del caso. Qualcuno ha persino tenuto traccia per decenni del comportamento delle marmotte in Pennsylvania, dove la tradizione è molto radicata, confrontandolo con le previsioni meteo, e ha visto che non il mammifero non era affidabile per prevedere il meteo del periodo seguente.
In queste sere abbiamo visto una varietà di situazioni meteorologiche, a tratti molto favorevoli all’osservazione, a tratti proprio no, con un fitto strato di nebbia o di nubi che sembravano dirci: inutile uscire a prendere umido e freddo!
Il cielo di febbraio tuttavia, se limpido, consente un’ottima osservazione dei pianeti del nostro caro Sistema Solare: Venere Giove Marte e Saturno sono ancora osservabili in orario serale.
Per questa variabilità connaturata al periodo, introduciamo questa consueta rubrica astronomica con l’immagine postata dalla NASA ieri sulla pagina della Foto Astronomica del Giorno (APOD), il primo di febbraio, che ritrae nubi opalescenti (le cosiddette “nubi madreperla”) sul cielo della Svezia:
Nacreous Clouds over Sweden Image Credit & Copyright: Vojan Höfer
I fenomeni significativi del mese che seguono sono tratti dalla pagina Il Cielo del Mese UAI: Commissione Divulgazione UAI – Unione Astrofili Italiani http://divulgazione.uai.it
Si trova nella costellazione del Capricorno fino al 16 febbraio, quando passa nella costellazione dell’Acquario.
1 febbraio: il sole sorge alle 7.25; tramonta alle 17.27
15 febbraio: il sole sorge alle 7.08; tramonta alle 17.45
28 febbraio: il sole sorge alle 6.48; tramonta alle 18.01
La durata del giorno aumenta di 1 ora e 11 minuti dall’inizio del mese.
(Gli orari indicati sono validi per una località alla latitudine media italiana).
Luna
Le Fasi:
Fasi Lunari febbraio 2025
Data
Fase
Orario
05/02/2025
Primo quarto
09h 2m
12/02/2025
Luna Piena
14h 53m
20/02/2025
Ultimo quarto
18h 33m
28/02/2025
Luna Nuova
01h 45m
Pianeti
mappa astronomica cielo del mese febbraio 2025
Venere: dopo aver assistito per tutto il mese precedente al periodo di migliore e più prolungata osservabilità del pianeta, che tramontava circa 4 ore dopo il Sole, nell’arco di poche settimane noteremo una repentina riduzione dell’intervallo di tempo a disposizione per ammirarlo. Alla fine di febbraio Venere tramonta poco più di 2 ore e mezza dopo il Sole. Venere rimane per tutto il mese nella costellazione dei Pesci.
Marte: dopo l’opposizione al Sole del mese scorso per il pianeta rosso prosegue ancora un periodo di osservabilità ottimale. E’ visibile per quasi tutta la notte, a Sud-Est nelle prime ore della sera fino al culmine raggiunto a Sud nel corso della prima parte della notte. Marte si sposta con moto retrogrado all’interno della costellazione dei Gemelli fino al 24 febbraio, quando inverte il moto che torna diretto. Marte chiude il lungo corteo di pianeti visibili in orario serale dopo il tramonto del Sole: Mercurio, Saturno, Venere, Giove e Marte.
Giove: il pianeta è ancora osservabile agevolmente nel corso della prima parte della notte. Culmina a Sud al calare dell’oscurità e scende a Sud-Ovest nelle ore successive. Giove si trova ancora nella costellazione del Toro dove si sposta lentamente in moto retrogrado solo fino al 4 febbraio, quando inverte la marcia e torna al moto diretto.
Saturno: si avvia alla conclusione il prolungato periodo di osservabilità serale del pianeta con gli anelli. Per molti mesi è stato uno dei protagonisti della prima parte della notte, ma ormai Saturno è destinato ad avvicinarsi sempre di più all’orizzonte occidentale fino a diventare difficile da individuare nella luce del crepuscolo serale. La visibilità si riduce sempre più alla fine del mese: dal 25 febbraio Saturno viene “sorpassato” da Mercurio. Da quella data sarà Saturno il primo pianeta a tramontare, seguito da Mercurio, Venere, Giove e Marte. Saturno prosegue il suo lento cammino con moto diretto nella costellazione dell’Acquario.
Congiunzioni
Luna – Giove – Pleiadi : la notte del 6 febbraio la costellazione del Toro ospiterà la congiunzione tra il pianeta Giove e la Luna poco oltre il Primo Quarto, accompagnati dalla stella Aldebaran e dalle Pleiadi. (vedi mappa)
Luna – Marte : la sera del giorno 9 la Luna transiterà molto vicino al pianeta Marte. La congiunzione si verifica nella costellazione dei Gemelli, a breve distanza delle stelle Castore e Polluce. (vedi mappa)
Mercurio – Saturno – Venere : da diverse settimane si parla di “allineamenti planetari”. Abbiamo già più volte specificato che non stiamo osservando particolari concentrazioni planetarie, dato che i componenti del sistema solari sono distribuiti su un’ampia sezione della fascia zodiacale. Se vogliamo comunque evidenziare una data interessante per osservare tutti i pianeti nella stessa sera, il 25 febbraio è sicuramente una delle occasioni più interessanti, con la congiunzione tra Mercurio e Saturno, molto bassi sull’orizzonte occidentale, nella costellazione dell’Acquario, sovrastati da un ben più luminoso Venere, nei Pesci. (vedi mappa)
Costellazioni
Il cielo è ancora dominato dalle grandi costellazioni invernali. Protagonista del cielo in direzione meridionale è sempre Orione, con le tre stelle allineate della cintura (da sinistra: Alnitak, Alnilam e Mintaka) ed i luminosi astri Betelgeuse (rossa) e Rigel (azzurra).
Più in alto troviamo ancora le costellazioni del Toro con la rossa Aldebaran, la costellazione dell’Auriga con la brillante stella Capella, i Gemelli con le stelle principali Castore e Polluce. A sinistra in basso rispetto ad Orione, il grande cacciatore, nella costellazione del Cane Maggiore, brilla la notissima Sirio, la stella più luminosa del cielo. Ancora più in alto, verso sinistra, la raffigurazione della caccia è completata dal Cane Minore, dove risplende Procione. Verso Ovest, nelle prime ore della sera, c’è ancora tempo per veder tramontare le costellazioni autunnali di Andromeda, del Triangolo, dei Pesci e dell’Ariete. Restando tra le costellazioni zodiacali, un po’ più impegnativo è invece il riconoscimento della piccola e debole costellazione del Cancro, visibile tra i Gemelli e il Leone, che vedremo sorgere ad Est, seguito dalla Vergine. Prendendo a riferimento la Stella Polare, possiamo riconoscere alcune note costellazioni del cielo settentrionale. A Nord-Ovest riconosciamo Cassiopea con la sua caratteristica forma a “W”; tra Cassiopea e il Toro è facile individuare la costellazione del Perseo. Più spostata a Nord-Est si trova l’inconfondibile Orsa Maggiore, vicino alla quale possiamo riconoscere la piccola costellazione dei Cani da Caccia.
Sapevate che la Luna, il nostro unico satellite, possiede a sua volta dei “satelliti”? Sì, perché ci sono altri elementi che popolano lo spazio condiviso tra il nostro pianeta e la Luna.
Si tratta delle Nubi di Kordylewski: enigmatiche strutture di polvere orbitale, scoperte da un astronomo polacco negli anni Cinquanta, la cui esistenza è stata confermata solo nel 2018.
Questa storia affascinante ci parla di un tempo, in fondo non molto lontano, in cui l’astronomia visuale era ancora importantissima e consentiva nuove scoperte scientifiche. Potremmo dire che tutt’ora osservare il cielo ad occhio nudo è rilevante, ma l’inquinamento luminoso e i tanti satelliti e aerei in circolazione non facilitano il lavoro per gli astronomi.
L’argomento di questo post ci conduce inoltre nel cuore delle dinamiche gravitazionali dei sistemi a più corpi, ben descritte da un grande matematico italiano naturalizzato francese: Joseph-Louis de Lagrange.
Le Nubi di Kordylewski
Kazimierz Kordylewski (Poznań, 11 ottobre 1903 – Cracovia, 11 marzo 1981) è stato un astronomo polacco.
Kazimierz Kordylewski – foto scattata sulla terrazza dell’Osservatorio Astronomico dell’Università Jagellonica di Cracovia (aprile 1964). Fonte: Wikipedia
Le succinte informazioni che si possono reperire online su di lui (riprendiamo qui con alcune modifiche quanto riportato da Wikipedia, vedi bibliografia e note di utilizzo in fondo) ci dicono che nei suoi studi si occupò di stelle variabili, in particolare di stelle binarie ad eclisse.
Ma noi vogliamo parlare di una scoperta che l’ha reso “famoso”, nell’ottobre 1956 egli scoprì infatti degli accumuli di detriti che orbitano attorno alla Luna, in virtù delle forze gravitazionali che si instaurano nel sistema Terra-Luna. Quelle nubi hanno ricevuto in suo onore il nome di nubi di Kordylewski.
Il problema dei tre corpi e i punti di Lagrange
L’astronomo polacco pensò di applicare alla Luna il modello degli asteroidi Troiani, che si trovano in equilibrio rispetto al sistema Giove-Sole. Egli quindi cercava qualcosa che non si vedeva, almeno non fino a quel momento, ma secondo la teoria poteva esserci.
Per spiegare in cosa consiste questo tipo di modello, occorre soffermarsi un momento sui meccanismi con cui i corpi di massa ingente interagiscono nello spazio.
Tra due corpi celesti – ad esempio tra Sole e Terra, o tra un pianeta e un suo satellite – si instaura infatti un legame di attrazione gravitazionale, come ci dice la fisica che conosciamo. Se però a un sistema di due corpi ne aggiungiamo un terzo, diventa più difficile calcolare le velocità e le posizioni dei tre corpi.
Si tratta di un famoso problema di fisica e matematica, passato alla storia appunto come “problema dei tre corpi”. (esiste anche una serie tv con lo stesso nome, ma qui non ci interessa…).
La complicazione posta dal problema dei tre corpi fa sì che diventi difficile, o molto complicato, risolvere il sistema per tutte le situazioni.
Ad alcune soluzioni è riuscito elegantemente a giungervi il grande matematico Joseph-Louis de Lagrange, tanto che alcuni punti gravitazionali in cui si può stabilire una certa stabilità prendono appunto il suo nome: sono i punti di Lagrange.
I punti di Lagrange in dettaglio
Nel problema dei tre corpi, i punti di Lagrange sono quei punti nello spazio in cui due corpi dotati di grande massa, tramite l’interazione della rispettiva forza gravitazionale, consentono a un terzo corpo dotato di massa molto inferiore di mantenere una posizione stabile relativamente ad essi.
Quindi in un sistema planetario (ad esempio una stella con un pianeta, o nel nostro caso il sistema Terra-Luna) se aggiungiamo un piccolo oggetto, come un satellite o un asteroide, sappiamo che se esso si posizionerà in un punto di Lagrange, si manterrà a distanza costante dai corpi celesti maggiori.
Uno schema aiuterà a comprendere facilmente la situazione:
Schema dei punti di Lagrange per il sistema Terra Luna. Fonte: Wikipedia / NASA
I punti di Lagrange: culle di stabilità nello spazio
In un sistema a due corpi, come Terra e Luna, esistono cinque punti specifici (denominati L1, L2, L3, L4, e L5) dove le forze gravitazionali dei due corpi principali e la forza centrifuga si equilibrano.
Ecco i cinque punti di Lagrange:
L1: Si trova tra i due corpi principali, lungo la linea che li collega.
L2: È situato dietro il corpo secondario (nel nostro caso, la Luna), sempre lungo la linea Terra-Luna. È utilizzato da missioni spaziali che richiedono un ambiente stabile e schermato dalla luce solare, come il telescopio spaziale James Webb.
L3: Si trova sul lato opposto del corpo primario rispetto al corpo secondario.
L4 e L5: Questi punti formano due triangoli equilateri con i due corpi principali e sono i più stabili nel tempo. È proprio qui che si trovano le Nubi di Kordylewski. Questi punti ospitano anche asteroidi troiani nei sistemi Giove-Sole e Nettuno-Sole.
Le osservazioni di Kordylewski
Kordylewski cominciò le osservazioni nel 1951. Inizialmente pensava di trovare corpi di una certa grandezza, ma le ricerche effettuate presso l’osservatorio di Cracovia diedero risultati negativi.
Seguendo il consiglio del suo collega Josef Wilkowski, continuò le osservazioni a occhio nudo. Riuscì a individuare un primo ammasso nell’ottobre del 1956 a circa 60° di distanza angolare dalla Luna, posto sul piano della sua orbita intorno alla Terra, in accordo con il problema dei tre corpi semplificato. Successivamente scoprì anche il secondo componente del sistema, anch’esso situato, come previsto, in uno dei due punti di oscillazione stabile.
Se ci pensate, è straordinario il fatto che in un’epoca recente, gli anni Cinquanta, si sia compiuta una scoperta simile – l’osservazione di corpi celesti nel sistema solare, seppur vicini a noi – ad occhio nudo!
Nel marzo del 1961, Kordylewski riuscì anche a fotografarle. Dalle sue osservazioni, l’astronomo riuscì a determinare anche la luminosità delle nubi, che è davvero molto tenue, e ne stimò il diametro angolare, che si aggirava sui 2 gradi.
Le difficoltà nell’individuare le nubi
Tuttora pochissime persone sono riuscite a localizzare le nubi.
La massima luminosità degli ammassi avviene quando si trovano in opposizione solare, cioè quando la Terra si interpone tra esse e il Sole senza eclissarle, poiché in questa fase mostrano tutta la “faccia” illuminata verso la Terra.
Ciò si verifica circa 5 giorni prima del plenilunio per una nube e circa 5 giorni dopo per l’altra. Tuttavia non sempre ci sono condizioni adatte alla visibilità: ad esempio, se la Luna si trova sopra l’orizzonte o se la posizione apparente delle due nubi coincide con la Via Lattea non sarà possibile osservarle, a causa della perdita di contrasto tra gli oggetti e lo sfondo.
La scarsa magnitudine apparente è effetto dell’albedo molto bassa delle nubi, che sembrano essere di un colore rossastro. Le dimensioni degli ammassi, data la loro distanza (circa 380.000 km) e il loro diametro angolare, è di circa 14.000 km, misura paragonabile al diametro terrestre. Le nubi non si trovano esattamente nei punti di Lagrange, ma vi ruotano intorno ad una distanza angolare massima di circa 10°.
Queste formazioni non sembrano essere stabili: alcuni affermano che siano un fenomeno transitorio. Infatti a causa delle perturbazioni gravitazionali prodotte dalla Terra e dal Sole, le polveri si disperderebbero, allontanandosi dai punti di oscillazione stabile.
La conferma del 2018 e nuove osservazioni nel 2024
La comunità scientifica ha faticato a registrare la scoperta attraverso una seconda osservazione che confermasse la presenza delle nubi.
Finché nel settembre-ottobre 2018 un team di scienziati ungheresi dell’Università di Eotvos – Gabor Horvath, Judit Sliz-Balogh e Andras Bart, ha effettuato osservazioni intorno al punto L5, rilevando chiaramente la presenza di una nube di polvere. I loro risultati sono stati pubblicati su Monthly Notice della Royal Astronomical Society, ecco l’abstract dell’articolo, tradotto:
“Dalla scoperta nel 1772 dei punti Lagrange triangolari L4 e L5 nel campo gravitazionale di due corpi che si muovono sotto la sola influenza delle reciproche forze gravitazionali, gli astronomi hanno trovato un gran numero di corpi celesti minori attorno a questi punti del Sole-Giove, Sole –Sistemi Terra, Sole-Marte e Sole-Nettuno. I punti L4 e L5 della Terra e della Luna potrebbero essere vuoti a causa della perturbazione gravitazionale del Sole. Tuttavia, nel 1961, l’astronomo polacco Kazimierz Kordylewski trovò due macchie luminose vicino al punto L5, che potrebbero riferirsi ad un accumulo di particelle interplanetarie. Da allora, questa formazione è stata chiamata nube di polvere di Kordylewski (KDC). Finora solo pochissime simulazioni al computer hanno studiato la formazione e le caratteristiche del KDC. Per colmare questa lacuna, abbiamo studiato un problema tridimensionale a quattro corpi costituito da Sole, Terra, Luna e una particella di prova, 1.860.000 volte separatamente. Abbiamo mappato la dimensione e la forma del conglomerato di particelle che non sono fuoriuscite dal sistema prima di un tempo di integrazione di 3650 d attorno a L5. Le osservazioni polarimetriche di un possibile KDC attorno a L5 saranno presentate nella seconda parte successiva di questo articolo.“
“Le nubi di polvere di Kordylewski (KDC) attorno ai punti Lagrange L5 e L4 del sistema Terra-Luna sono state osservate per la prima volta mediante polarimetria per immagini nel 2017 e nel 2022 in un osservatorio astronomico ungherese. A causa del clima astroclimatico non ideale (quasi sempre nebbioso, inquinato da aerosol) dell’Ungheria e dell’intensità estremamente bassa della luce solare diffusa dalla polvere, la caccia polarimetrica dopo entrambi i KDC è durata 2-7 anni. L’attesa di un’atmosfera priva di nuvole e aerosol e di condizioni astronomiche adeguate (ad esempio cielo senza luna con KDC sopra l’orizzonte) nel nostro osservatorio ungherese richiede molto tempo. Pertanto, il nostro obiettivo era quello di costruire un telescopio polarimetrico portatile per immagini, con ampio campo visivo e utilizzarlo nell’ottimo clima astroclimatico dell’Isabis Astro Lodge nell’altopiano di Khomas in Namibia. Il nostro obiettivo a lungo termine è studiare la dinamica dei KDC con questo strumento nelle campagne astropolarimetriche di un mese della Namibia nel prossimo decennio. In questo lavoro, descriviamo il nostro telescopio polarimetrico per immagini portatile e presentiamo la nostra prima osservazione KDC ottenuta con esso in Namibia durante la nostra campagna astropolarimetrica di 4 settimane tra il 18 luglio e il 15 agosto 2023. Concludiamo che il nostro telescopio polarimetrico portatile funziona bene. Usandolo in Namibia, abbiamo confermato l’esistenza del KDC L5, le cui caratteristiche di polarizzazione (grado di polarizzazione e angolo) si riferiscono a una nube di polvere disomogenea composta da diversi agglomerati di particelle che diffondono e polarizzano linearmente la luce solare illuminante.”
Dicembre è il mese del solstizio d’inverno: per la precisione avverrà il 21 dicembre. Segna il momento di minima durata di luce del giorno, e l’inizio dell’inverno. Una curiosità notevole è poi che il mese di dicembre 2024 avrà 5 fasi lunari: si verificherà per due volte la Luna Nuova, circostanza indicata con l’espressione “Black Moon” (la “Luna Nera”). Ottima l’osservabilità di Giove, che sarà in opposizione il 7 dicembre (mappa del cielo nell’articolo).
Dall’archivio APOD (Astronomy Picture of the Day) della Nasa, nel mese scorso uno dei post era non una foto – una delle tante magnifiche immagini che arrivano da telescopi in orbita ma anche da astronomi e astrofili più o meno professionisti; il 24 novembre c’era questo video, che è possibile vedere anche su youtube, il cui merito va all’ESO (European Southern Observatory) e a una serie di astronomi ad esso legati.
Si tratta di un magnifico “viaggio” al centro della nostra galassia, La Via Lattea:
Ecco cosa dice la didascalia che accompagna il video sul sito APOD della Nasa:
“Spiegazione: cosa si trova al centro della nostra galassia? Nel classico di fantascienza di Jules Verne, Viaggio al centro della Terra, il professor Liedenbrock e i suoi compagni esploratori incontrano molte meraviglie strane ed emozionanti. Gli astronomi conoscono già alcuni degli oggetti bizzarri che esistono nel nostro Centro Galattico, tra cui vaste nubi di polvere cosmica, ammassi stellari luminosi, anelli vorticosi di gas e persino un buco nero supermassiccio. Gran parte del Centro Galattico è schermato alla nostra vista nella luce visibile dalla polvere e dal gas interposti, ma può essere esplorato utilizzando altre forme di radiazione elettromagnetica. Il video presentato è in realtà uno zoom digitale nel centro della Via Lattea che inizia utilizzando immagini di luce visibile dal Digitized Sky Survey. Mentre il film procede, la luce mostrata si sposta verso gli infrarossi che penetrano la polvere ed evidenzia le nubi di gas che, recentemente scoperte nel 2013, cadono verso il buco nero centrale.” (tradotto, da https://apod.nasa.gov/apod/ap241124.html)
Fenomeni astronomici di dicembre
Come di consueto, ecco di seguito alcuni estratti dalla rubrica “Il Cielo del Mese”, dal sito della Commissione Divulgazione UAI – Unione Astrofili Italiani http://divulgazione.uai.it:
Il Solstizio d’Inverno 2024
Contrariamente a quanto comunemente ritenuto, non è Santa Lucia (il 13) il giorno più corto dell’anno. In realtà in prossimità del 13 dicembre si verifica il periodo in cui il Sole tramonta più presto: per le prime due settimane di dicembre l’orario del tramonto si mantiene quasi costante, tra le 16.40 e le 16.41. Il giorno più breve dell’anno in realtà coincide con il giorno del solstizio e inizio dell’inverno, che quest’anno cade il 21 dicembre.
Il giorno 21 il Sole tramonta un po’ più tardi, circa 3 minuti dopo, alle 16.44, ma anche il suo sorgere è ritardato di alcuni minuti, avendo luogo alle 7.37 (il 13 dicembre sorge alle 7.32): in definitiva, il Sole resta sopra l’orizzonte circa 2 minuti in meno rispetto al giorno 13. Quindi in effetti il giorno più corto dell’anno è di norma il 21 o il 22 dicembre. Quest’anno il SOLSTIZIO D’INVERNO cade il 21 dicembre alle ore 09 e 21 minuti (ore 10 e 21 TMEC). .
1 dicembre : il sole sorge alle 7.21 ; tramonta alle 16.41
15 dicembre : il sole sorge alle 7.33 ; tramonta alle 16.41
31 dicembre : il sole sorge alle 7.40 ; tramonta alle 16.51 TMEC). (Gli orari indicati sono validi per una località alla latitudine media italiana).
Luna
IL MESE DI DICEMBRE SARA’ UN MESE CON 5 FASI LUNARI ! In questo mese di dicembre si verificherà per due volte la Luna Nuova, circostanza indicata con l’espressione “BLACK MOON” (la “Luna Nera”), mentre quando si verifica la seconda Luna Piena nello stesso mese è nota la denominazione “Blue Moon” (“Luna blu”).
Fasi Lunari dicembre 2024
Data
Fase
Orario
01/12/2024
Luna Nuova
07h 21m
08/12/2024
Primo quarto
16h 27m
15/12/2024
Luna Piena
10h 2m
22/12/2024
Ultimo quarto
23h 18m
30/12/2024
Luna Nuova
23h 27m
Pianeti (Giove all’opposizione il 7 dicembre)
Di seguito riportiamo le informazioni per i pianeti osservabili questo mese:
Venere: già protagonista dei cieli serali degli ultimi mesi, per il pianeta più luminoso inizia il periodo di migliore osservabilità dopo il tramonto. Verso la fine dell’anno Venere tramonterà quasi 4 ore dopo il Sole, avvicinandosi all’intervallo di tempo più lungo possibile per osservarlo nelle prime ore della notte. Il pianeta brilla nel cielo occidentale, completando il proprio percorso nella costellazione del Sagittario il 6 dicembre. Nella rimanente parte del mese Venere attraversa tutto il Capricorno e proprio a fine anno, il 31, fa il suo ingresso nell’Acquario.
Marte: il pianeta rosso è ormai osservabile per quasi tutta la notte. Mancano poche settimane all’opposizione al Sole, pertanto possiamo vederlo sorgere ad Est nelle prime ore della sera per poi seguirlo mentre culmina a Sud nelle ore centrali della notte. Marte per tutto il mese di dicembre nella costellazione del Cancro, dove inverte la marcia il giorno 7 dicembre, terminando l’anno in moto retrogrado.
Giove: il pianeta più grande del sistema solare sarà anche uno dei maggiori protagonisti delle notti di dicembre. Giove va in opposizione al Sole il 7 dicembre e termina l’anno in moto retrogrado nella costellazione del Toro. Come sempre accade nelle opposizioni, il pianeta sarà osservabile per tutta la notte, a oriente dopo il tramonto del Sole, a Sud nelle ore centrali della notte, fino a vederlo tramontare mentre il cielo si rischiara alla luce dell’alba. Giove sarà visibile alla massima luminosità , trovandosi alla minima distanza dalla Terra che, in questa occasione, sarà pari a circa 611.757.000 km.
Giove all’opposizione il 7 dicembre 2024 : le mappe del cielo dettagliate:
Saturno: il pianeta anticipa sempre più l’orario del proprio tramonto e di conseguenza l’intervallo di tempo a disposizione per poterlo osservare si riduce progressivamente e risulta ormai limitato alle prime ore della notte. E’ ancora possibile individuarlo facilmente sull’orizzonte a Sud-Ovest nella costellazione dell’Acquario.
Urano: anche nel mese di dicembre le condizioni di osservabilità di Urano si mantengono relativamente simili a quelle di Giove. Il pianeta è reduce dall’opposizione al Sole avvenuta il mese scorso, e per gran parte del mese sia Giove che Urano si trovano nella medesima costellazione, il Toro. E’ quindi possibile osservare il pianeta per quasi tutta la notte. Urano è comunque prossimo al limite della visibilità ad occhio nudo e per poterlo individuare agevolmente è necessario l’utilizzo di un telescopio o di un buon binocolo. Urano lascia il Toro e con moto retrogrado rientra nuovamente in Ariete il 29 dicembre, dove finisce l’anno.
Nettuno: il pianeta tramonta circa un’ora dopo Saturno. Possiamo quindi osservarlo nelle prime ore della notte sull’orizzonte a Sud-Ovest. Data la bassa luminosità, è possibile individuare Nettuno solo con l’aiuto di un telescopio. Nettuno torna in moto diretto l’8 dicembre, rimanendo all’interno della costellazione dei Pesci, dove è rimasto tutto l’anno.
Congiunzioni
Luna – Venere : dopo il tramonto del Sole, la sera del 4 dicembre potremo ammirare il falcetto di Luna crescente nella costellazione del Sagittario che si avvicina al pianeta Venere, situato nei pressi del limite tra Sagittario e Capricorno.
Marte – Presepe : nella stessa notte del 4 dicembre potremo osservare Marte molto vicino all’ammasso stellare del Presepe (M 44) nella costellazione del Cancro.
Luna – Saturno : nelle prime ore della notte dell’8 dicembre la Luna al Primo Quarto si troverà vicina a Saturno nella costellazione dell’Acquario.
Luna – Pleiadi : la sera del 13 dicembre la Luna, a due giorni dalla fase di Luna Piena, sarà protagonista di un incontro molto ravvicinato con l’ammasso stellare delle Pleiadi, nella costellazione del Toro.
Luna – Giove : la notte del 14 dicembre potremo ammirare la congiunzione tra la Luna quasi Piena e il pianeta Giove, ancora nella costellazione del Toro.
Luna – Marte : l’ultima congiunzione significativa dell’anno si verifica il 18 dicembre, con la Luna e Marte che si incontrano nella costellazione del Cancro.
Costellazioni
Con il mese di dicembre entriamo definitivamente nel periodo di migliore osservabilità delle grandi costellazioni invernali che caratterizzeranno i prossimi mesi. Le costellazioni autunnali, povere di stelle brillanti e non sempre facilmente identificabili dal neofita – Capricorno, Acquario, Pesci – si avviano al tramonto nel cielo di Sud – Ovest, sostituite a Sud – Est dall’inconfondibile costellazione di Orione, accompagnata dal Cane Maggiore con la fulgida Sirio, dal Toro, dai Gemelli. In queste costellazioni possiamo individuare alcune delle stelle più luminose dell’intera volta celeste; oltre alla già citata Sirio, ricordiamo la rossa Aldebaran nel Toro, Castore e Polluce nei Gemelli, Procione nel Cane Minore, Capella nell’Auriga. Orione, la più bella costellazione invernale, è caratterizzata dalle tre stelle allineate della cintura e dai luminosi astri Betelgeuse, Rigel, Bellatrix e Saiph che ne disegnano il contorno. Con piccoli strumenti (è sufficiente anche un buon binocolo) non è difficile individuare la celeberrima nebulosa (M 42), situata nella spada, poco al di sotto della cintura. Per alcune ore dopo il tramonto è ancora possibile osservare a Ovest alcune costellazioni che abbiamo potuto seguire per il periodo autunnale: il grande quadrilatero di Pegaso, Andromeda con l’omonima Galassia, Perseo, la minuscola costellazione del Triangolo, accanto all’altrettanto piccola costellazione zodiacale dell’Ariete. Dalla parte opposta del cielo, in tarda serata si potrà assistere al sorgere del Cancro e, successivamente, del Leone. A Nord le costellazioni circumpolari compongono un cerchio ideale intorno all’Orsa Minore, con all’estremità la Stella Polare: in senso antiorario incontriamo Cassiopea, Cefeo, il Dragone, l’Orsa Maggiore, la Giraffa.
L’informazione arriva non da un ricercatore, ma da un documentarista che ha contatti con il mondo scientifico, in quanto ha collaborato in passato a progetti divulgativi con la NASA e altre agenzie. Simon Holland, l’autore della rivelazione, afferma che i suoi contatti gli hanno mostrato prove di segnali di origine artificiale rilevati sul pianeta Proxima b, grazie ai radiotelescopi del progetto Breakthrough Listen. Holland afferma inoltre che la notizia potrebbe essere confermata pubblicamente entro poche settimane. Due sarebbero i gruppi di astronomi in gara per rivelare i risultati.
La fonte
Simon Holland, documentarista e filmmaker, è un personaggio che vanta collaborazioni con la NASA, con la BBC e altre associazioni scientifiche.
Breakthrough Listen fa uso di enormi radiotelescopi e ha ricevuto finanziamenti per più di 100 milioni di dollari.
«Il mio contatto – ha dichiarato Holland al giornale DailyMail.com – è un amministratore senior del radiotelescopio dell’UE. “Abbiamo trovato un’intelligenza extraterrestre non umana nella nostra galassia“, ha detto, “e la gente non lo sa”».
L’origine del segnale
Il segnale radio è stato captato per la prima volta il 29 aprile 2019dal radiotelescopio australiano Parkes. L’origine di esso sarebbe il sistema Proxima Centauri, che è la stella più vicina al nostro sistema solare.
In particolare, attorno a quella stella orbita un pianeta simile alla Terra, Proxima b, nella zona considerata abitabile.
Già in quel momento la notizia di una rilevazione anomala aveva suscitato grandi aspettative. Il segnale tuttavia era debole, e probabilmente ci sono voluti diversi altri tentativi e analisi dei dati per trarre conclusioni.
Data l’importanza di quella osservazione, al segnale venne dato il nome di Breakthrough Listen Candidate-1 (BLC-1).
Dopo la smentita del 2021, ora una nuova prospettiva
Nel 2021 si era creduto che il segnale avesse un’origine terrestre, probabilmente un’interferenza radio. Si era concluso perciò che BLC-1 fosse dovuto a onde radio non identificate provenienti dalla Terra stessa.
Ora Simon Holland propone nuove interpretazioni. «Il segnale, invece di essere il gigantesco ronzio nell’universo che sentiamo attraverso tutti i radiotelescopi, era uno spettro elettromagnetico ristretto», ha spiegato al DailyMail.
«Si tratta di una sorgente puntiforme», e al divulgatore è stato detto che è improbabile che un simile segnale puntiforme abbia origine terrestre o sia causato da qualche corpo celeste.
Holland e anche la sua fonte sono persuasi ora che il segnale rilevato dal radiotelescopio nel 2019 provenisse realmente da una specie aliena avanzata. «Hanno trovato la prova di una firma tecnologica non umana», ha dichiarato il documentarista.
La competizione con altri gruppi di ricerca
Oltre al team di Breakthrough Listen, ci sarebbero anche gli astronomi cinesi pronti a divulgare la notizia. Secondo Holland ci sarebbe perciò una “gara” in corso per battere i ricercatori del governo cinese nel rendere pubblica la scoperta sconvolgente.
La Cina infatti possiede anch’essa un valido programma di ricerca radio di segnali, denominato FAST [Five-hundred-meter Aperture Spherical Telescope]. Il loro strumento è il radiotelescopio esistente più grande al mondo, dopo la dismissione di quello di Arecibo in Porto Rico (crollato nel 2020).
In attesa di conferme
Difficile dire se la notizia trapelata dalle indiscrezioni del filmmaker Simon Holland sia realmente attendibile, in ogni caso vedremo nelle prossime settimane se ci saranno conferme pubbliche da parte della comunità scientifica.
Holland ha dichiarato che la pubblicazione dei risultati arriverà “entro qualche settimana”, e ha indicato vagamente come tempistiche il mese di novembre, dopo le elezioni americane.
Che si tratti della volta buona oppure no, bisogna rilevare che negli ultimi tempi sono molteplici le voci di possibili scoperte che potrebbero arrivare dai telescopi più avanzati dispiegati dalla scienza.
Se queste scoperte dovessero confermarsi, potremmo essere di fronte a una svolta epocale nel campo della esobiologia.
Rimanete sintonizzati, perché il futuro dell’esplorazione spaziale potrebbe riservarci rivelazioni che fino a poco tempo fa sembravano appartenere solo alla fantascienza.
Qualche giorno fa abbiamo colto una serata di cielo libero da nuvole, rispolverando un buon vecchio binocolo compagno di tante osservazioni, e abbiamo dato una ristorante occhiata al cielo autunnale.
Un cielo bellissimo, che offre tanti spunti di osservazione. Molti interessanti oggetti celesti sono infatti piuttosto comodi da osservare alle nostre latitudini italiane, di questa stagione. Pensiamo soprattutto a chi sfutta piccoli strumenti, come binocoli, telescopi da balcone, e simili.
Ben vengano allora i cieli e le costellazioni autunnali: il doppio ammasso di Perseo, la galassia di Andromeda, l’ammasso delle Pleiadi, i pianeti più luminosi e tutte le altre meraviglie astronomiche di questo periodo.
Cercare il doppio ammasso di Perseo è un “bersaglio” facile e istruttivo, perché offre modo di ripassare la posizione delle costellazioni più note del cielo boreale: Cassiopea, Perseo, Andromeda. Il doppio ammasso spicca al binocolo, rientrando nel campo di un buon 8×40.
La galassia di Andromeda non è difficile, ma bisogna conoscere già meglio il cielo per trovarla, e non è raro perdere alcune serate per scoprire dove si trova, se si è agli inizi della propria avventura di astrofili. M31, così viene chiamata con il codice del Catalogo di Messier, suscita sempre meraviglia: anche se è poco più di un batuffolo luminoso sotto cieli diversi da quelli di montagna, ci ricorda che stiamo pur sempre ammirando con i nostri occhi un’intera altra galassia. Un’esperienza sempre emozionante.
Tra i pianeti, Giove è già presente a inizio serata basso sull’orizzonte di nord-est. Bellissimo, luminoso e gigante. Al binocolo si apprezzano i suoi satelliti galileiani.
Verso fine ottobre Giove e Saturno si troveranno in buone condizioni di osservabilità. Riportiamo di seguito la mappa divulgata dall’Unione Astrofili Italiani, che dedica nelle serate del 26 – 27 ottobre l’iniziativa “LE NOTTI DEI GIGANTI E IL CIELO DELL’AUTUNNO”, rivolte all’osservazione dei pianeti Giove e Saturno:
C’e anche una cometa in questo inizio di autunno, che ha suscitato grandi attese perché prometteva di diventare molto luminosa. Si chiama C/2023 A3 Tsuchinshan-ATLAS, ma di fatto si è dimostrata meno “bella” del previsto per gli astrofili visuali, perché appare nel cielo a bassissima quota al tramonto.
Le seguenti informazioni sono tratte da: Commissione Divulgazione UAI – Unione Astrofili Italiani http://divulgazione.uai.it :
Il Sole
l giorno 31 passa dalla costellazione della Vergine a quella della Bilancia.
1 ottobre: il sole sorge alle 7.09 ; tramonta alle 18.53
15 ottobre: il sole sorge alle 7.25; tramonta alle 18.30 (ora legale)
31 ottobre: il sole sorge alle 6.44; tramonta alle 17.07 (ora solare)
Nel corso del mese le giornate si accorciano di circa 1 ora e 21 minuti per una località alla latitudine media italiana.
Fino al 26 ottobre gli orari sono espressi in Ora Legale Estiva, pari ad un’ora in più rispetto all’Ora Solare o TMEC (Tempo Medio dell’Europa Centrale).
Nella notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre torna in vigore l’ora solare.
(Gli orari indicati sono validi per una località alla latitudine media italiana).
Luna
Fasi Lunari ottobre 2024
Data
Fase
Orario
02/10/2024
Luna Nuova
20h 49m
10/10/2024
Primo quarto
20h 55m
17/10/2024
Luna Piena
13h 26m
24/10/2024
Ultimo quarto
10h 03m
Congiunzioni
Luna – Venere : dopo il tramonto del 5 ottobre potremo ammirare alla luce del crepuscolo la suggestiva congiunzione tra il luminoso pianeta Venere e la sottile falce di Luna crescente, 3 giorni dopo la Luna Nuova, nella costellazione della Bilancia. (vedi mappa)
Luna – Saturno : la sera del 14 ottobre vedremo la Luna avvicinarsi a Saturno per poi allontanarsi dopo la congiunzione, alla minima distanza angolare tra i due astri, visibile nella costellazione dell’Acquario. (vedi mappa)
Luna – Pleiadi : l’incontro ravvicinato tra la Luna e l’ammasso stellare delle Pleiadi si verifica la sera del 19 ottobre, nella costellazione del Toro. (vedi mappa)
Luna – Giove : la Luna, proseguendo il suo percorso nella costellazione del Toro, si avvicina a Giove nella notte tra il 20 e il 21ottobre per poi superarlo. La mappa si riferisce alla sera del 21 ottobre, con la Luna già vicina al limite con l’Auriga e i Gemelli. (vedi mappa)
Luna – Marte : nella notte tra il 23 e il 24 ottobre la Luna nella fase di Ultimo Quarto raggiunge la congiunzione con Marte. Il pianeta rosso si trova nella costellazione dei Gemelli, mentre la Luna raggiunge il limite con il Cancro. (vedi mappa)