Guardate Ufo I casi italiani, su Focus: è un ottimo documentario 

ufo i casi italiani Focus prima puntata

Lo speciale di Focus “Ufo – I casi italiani” è andato in onda in prima serata il 14 aprile, ma chi se lo fosse perso può tranquillamente rivederlo online su Mediaset Infinity. Il documentario è il primo di una breve serie (3 puntate in totale) di approfondimenti incentrati sui casi nazionali di incontri con gli UFO. I prossimi saranno il 21 e il 28 aprile.

Ne ho visto la puntata in differita, su internet appunto tramite il sito Mediaset. Occorre solo registrarsi con l’email. 

Ecco il link alla puntata: https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/ufoicasiitaliani/prima-puntata_F313802601000101

Interessante e meritevole il taglio del documentario nel suo insieme, che offre allo spettatore un resoconto storico di ciò che è avvenuto, in base alle testimonianze disponibili, senza inutili toni cospiratori o sensazionalistici che spesso, invece, accompagnano tante altre serie di intrattenimento dedicate a temi ufologici o paranormali. 

Questo filmato offre il giusto connubio di aneddoti e di pareri scientifici, unito a un montaggio di qualità. Dunque, mettetevi comodi e vediamo i temi principali che sono stati trattati nella puntata.

Indice

I contenuti del documentario

Dicevo, un ottimo documentario quello della serie “Ufo – i casi italiani” perché è un buon racconto di alcune tappe della storia degli ufo in Italia, utile per farsi un’idea della questione, per avere un quadro a grandi linee di alcuni eventi, racconti, e testimonianze. 

La prima puntata andata in onda su Focus ha un fortissimo focus (si perdoni il gioco di parole) sulla Sicilia. Inizia infatti col ripercorrere un interessante e poco conosciuto incontro ravvicinato (un incontro “del terzo tipo”) avvenuto il 4 luglio 1978 presso l’Etna, di cui furono protagonisti 3 sergenti, militari in forze al 41esimo stormo dell’Aeronautica Militare, assieme a una civile, una donna.

Il luogo dell’incontro è una zona disabitata a 1200 metri sul mare, nei pressi del vulcano. All’imbocco di un tornante, i 4 osservarono oggetti sconosciuti volare in formazione a triangolo, per poi veder atterrare uno di essi dietro una collina. I militari riferirono l’accaduto ai superiori, furono avviate indagini e sopralluoghi. La relazione finale sul caso però non portò ad alcuna conclusione. Eppure, molti sono stati gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati nei pressi del vulcano, nel corso degli anni.

Così, dopo il primo caso, si passa a un secondo tema, quello dei cosiddetti contattisti, o contattati, coloro che dichiarano – o dichiaravano, perché negli ultimi decenni non sembrano essere emersi nuovi personaggi di quel tipo – di trovarsi in contatto con entità non umane. 

E dato che anche qui il tema è stato esposto in declinazione siciliana, il personaggio di cui parla il documentario è Eugenio Siragusa, già attivo sempre nella zona etnea già diversi anni prima dell’incontro citato sopra, quello del 1978. Siragusa viene considerato “il contattato” per eccellenza, come spiega nel documentario Orazio Valenti, biografo ufficiale di Siragusa.

Un contattato è una figura diversa dal contattista: Siragusa rivendicava di essere il tramite per la ricezione di messaggi che riguardano l’umanità, anche messaggi di tipo spirituale. Un fenomeno mediatico, quello del contattismo in senso ampio, che fu piuttosto diffuso negli anni Settanta / Ottanta, come racconta la voce narrante.

Infine, un grande argomento con cui prosegue la puntata è proprio il tentativo di rendere ragione della frequente apparizione di ufo attorno ai vulcani, l’Etna in particolare. Lo sforzo è quello di riuscire a spiegare o quantomeno ipotizzare quali tecnologie potrebbero esserci dietro, quali entità (intelligenti, fisiche, o di altri tipi) siano attive in questi fenomeni, e infine quali significati abbiano gli avvistamenti nel loro insieme, a livello psicologico e sociale, in pratica dal punto di vista collettivo.

Professionisti e ricercatori aiutano a migliorare il dibattito

Belli e pacati nel documentario anche gli intermezzi di commento, che coinvolgono spesso giovani ricercatori, scienziati e altri professionisti (cito in maniera non esaustiva: Sabrina Pieragostini, giornalista e scrittrice che dona equilibrio e pienezza al racconto; Gennaro Romagnoli, psicologo, che formula molto ragionevoli inquadramenti di ciò che può comportare a livello traumatico avere incontri con entità o fenomeni che si pongono al limite – oppure oltre – ciò che gli esseri umani sono abitualmente portati a sperimentare; Davide Gandolfi, fisico che ci illustra che cosa la scienza ci può dire dei fenomeni più estremi del cosmo e della costituzione della materia, unitamente ai limiti che essi comportano per le possibilità tecnologiche attuali).

Questi “contraddittori” ai racconti di ufo, e a storie di contattismo (che possono da soli altrimenti risultare in effetti troppo difficili da accettare per molti), hanno un buon ruolo di moderazione e di critica. Ci aiutano a ricordare che è sempre opportuno confrontare le teorie, senza sanzionarne nessuna ma ampliando invece il dibattito.

Questi giornalisti, scienziati, psicologi, anche giovani, spiegano con calma e pianamente quanto siano incompatibili alcune rivendicazioni che provengono dal mondo ufologico, soprattutto di fronte invece alle leggi e le teorie della scienza: viaggi interstellari, esseri intelligenti qui tra noi eccetera… Ovviamente la scienza attuale dice che non è possibile tutto questo, chiede prove concrete, che l’ufologia non è in grado di fornire, almeno non in forma sistematica, riproducibile, o non ancora. 

I racconti e le esperienze personali di incontri con esseri e oggetti non umani sono appunto personali, sono esperienze di singoli individui, non hanno la caratteristica della riproducibilità, e perciò falliscono nel dare la conferma che la scienza chiede loro, per ratificarli non solo come veri, ma prima di tutto come possibili.

Eppure, tali esperienze personali sono spesso molto forti in chi le ha vissute. Non si tratta, ecco, credo, di negare tali esperienze. E il documentario compie ottimamente quest’opera, di salvaguardare entrambi i punti di vista.

Conclusioni

Una riflessione che rimane aperta, e che forse molti si saranno già indubbiamente posti, è quella sul perché gli extraterrestri non si palesano a tutti. Un’ipotesi avanzata da alcuni è che lo shock sarebbe troppo forte. Forse, come altri nel vasto mondo dell’ufologia propongono, il contatto è già avvenuto e non l’abbiamo capito; oppure altri (tra cui forse sono da includere i “complottisti”, a cui un giorno o si darà o si toglierà del tutto ragione) dicono: è avvenuto, ed è stato nascosto.

Su tutte viene esposta nel doc anche questa domanda molto sensata: davvero gli alieni hanno bisogno di farsi vedere o di entrare in contatto con noi?

“Ufo – I casi italiani” è un documentario che piace perché non cerca di indottrinare nessuno, ma presenta semplicemente storie che sono entrate a far parte della cronaca e della cultura italiana. Sta poi a ciascuno scegliere in cosa credere o non credere, oppure anche eventualmente soltanto sospendere il giudizio.

Aspettiamo con curiosità di vedere le prossime puntate (la seconda, come anticipato in chiusura, parlerà di un altro caso storico stavolta avvenuto in Toscana, nel 1954, a Cennina: una donna, Rosa Lotti, incontrò degli esseri scesi da un velivolo sconosciuto…).

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